A cappella

Composizione musicale, molto in uso specialmente nel sec. XV, per sole voci, senza accompagnamento strumentale. Tempo musicale del periodo aureo della polifonia: la battuta è formata da una breve, o da una equivalente somma di valori. Lo si batte in due movimenti. Nelle edizioni moderne generalmente si dimezzano i valori, cosicché la battuta ha il valore complessivo di una breve.

Agnus Dei

brano liturgico di provenienza orientale, recitato o cantato in ogni messa, ripetuto tre volte, tranne il venerdì santo e la vigilia di Pasqua. Conclude tutte le litanie e si trova, in forme diverse, in quasi tutte le liturgie.

Antifona

indica il canto alternato tra due cori nelle chiese

Aria

nella canzone il termine distingue in particolare la linea melodica, il motivo. Come forma musicale nasce nelle corti e nelle accademie francesi nel sec. XVI, frutto della collaborazione tra poeti e musicisti, affidata al canto del solista sorretto da un accompagnamento, e caratterizzata da una struttura a strofe.

Armonia

Modernamente, indica la combinazione simultanea di più suoni diversi. In senso lato, la scienza che studia gli accordi nella loro composizione e concatenazione, stabilendone le leggi. Riguarda le aggregazioni di suoni in senso verticale (v. anche contrappunto).

Ave Maria

inizio del saluto dell'angelo a Maria, nel momento dell'Annunciazione.

Il testo dell’Ave Maria comprende tre parti: prima: saluto dell’Angelo Gabriele (Luca 1,28) seconda: saluto e profezia di Elisabetta (Luca 1,42) terza: invocazione finale (Sancta Maria; aggiunta nel XII secolo) Le prime due parti, fin dai tempi di S. Gregorio, hanno fornito il testo ad una antifona per la festa della Beata Vergine e, prima del XII secolo, di un’ offertorio (IV Domenica di Avvento; festa dell’ Immacolata). Musicata fin dai tempi dell’ ars Antigua, il testo ha stimolato numerosi musicisti. Nel Rinascimento ricordiamo: Byrd (a cinque voci), Despres, Lasso, L. Da Victoria, Palestrina, Monteverdi, Arcadelt, Willaert, Cristobal de Morales, tutte polifoniche. In epoca romantica ricordiamo Schubert (Lied op. 52 n. 6), Gounod (sul primo Preludio di Bach), Donninzetti( con testo dantesco, Paradiso XXXII canto), Rossini Brahms, Listz, Bizet, Verdi, Saint-Saens, Bruckner con le Ave Maria di fine ottocento. Nel nostro secolo Kodaly, Stravinsky, Romaninov.

Baritono

tipo di voce virile, tra quella di tenore e quella di basso, il cui ambito va dal si bemolle(1) al sol(3).

Basso

la più grave delle voci maschili, dal fa(1) al mi bemolle(3).

Basso continuo

Sostegno armonico che accompagna la composizione dal principio alla fine (e perciò è detto continuo). Instauratosi alla fine del sec. XVI con l’affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, fu uno degli elementi fondamentali dell scrittura musicale fin verso la metà del sec. XVIII: veniva improvvisato al clavicembalo o all’organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o violoncello) che suonava soltanto la linea fondamentale del basso.

Battaglia Forma vocale o strumentale che imita il fragore di un combattimento. Fu in voga specie nei secoli XVI-XVII e celebre è il Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi.
 

Cantata

composizione vocale melodica, accompagnata, profana o sacra.

Canticum

espressione corale di lode a Dio, i cui testi sono tratti dal Vecchio Testamento (12 cantica minora), dal Nuovo Testamento (3 cantica maiora) o da fonti non scritturali

Canto

Emissione modulata della voce, tale da ottenere una successione di suoni musicalmente significativa. La storia del canto può essere tracciata, per la musica occidentale, solo a partire dalle prime manifestazioni del canto cristiano liturgico (gregoriano), in cui risulta già testimoniata la presenza di abbellimenti, di una vocalizzazione sobriamente ornata. Il canto liturgico influenzò quello monodico profano medievale (di trovatori, trovieri, Minnesänger ecc.). In età rinascimentale predominò il canto polifonico; possediamo preziose indicazioni sul suo stile e sulla sua prassi esecutiva, ma esse diventano oggetto di più sistematica ed esauriente trattazione solo agli inizi del sec. XVII, con l’affermarsi definitivo della monodia e dei generi ad essa legata (cantata, oratorio, melodramma) e con il preciso delinearsi della figura del cantante virtuoso, spesso anche compositore, come G. Caccini, cui si devono alcune delle prime e più interessanti testimonianze sul canto del tempo. L’affermazione del ‘recitar cantando’ e la ricerca di un’aderenza al testo non esclusero il gusto per gli abbellimenti e per l’ornamentazione improvvisata, che assunse una netta prevalenza nell’evoluzione dell’opera, dando origine, con il contributo determinante dei castrati, al ‘bel canto’ settecentesco. Nei primi decenni del sec. XIX si affermò gradualmente uno stile vocale diverso, la cui ricerca di valori drammatici - che non va confusa con l’affermarsi di un canto violento e sfogato, di realistica immediatezza, quale si diffuse in Italia alla fine dell’800 con il ‘verismo’ - determinò l’estinguersi del gusto belcantistico. Soprattuto nel sec. XIX lo stile di canto presentò aspetti diversi in Francia, Germania e Italia. Nelle esecuzioni attuali di composizioni dei secc. XVII e XVIII e del primo ‘800 si assiste ad un ritorno alle antiche belcantistiche al fine di una loro riproposta storicamente attendibile, al di là del condizionamento del gusto verista, sensibile soprattutto in Italia. Nel primo ‘900, con la progressiva scomparsa del ruolo primario svolto sino ad allora dalla melodia (soprattutto nell’opera italiana), il canto si trasformò o in un declamato rispettoso dell’accentazione fonetica e ritmica della lingua parlata (C. Debussy) o in una esasperazione del declamato wagneriano (R. Strauss). Sulla scia di quest’ultimo, e in sintonia con la poetica dell’impressionismo affermatasi a partire dagli anni ‘20, sorse nei paesi di lingua tedesca lo Sprechgesang, in contrapposizione del quale I. Stravinskij ripropose alcuni modelli vocali settecenteschi, avvolti però in un contesto estetico novecentesco. Nella musica d’avanguardia, infine, il canto ha accolto aspetti particolari della fonazione (grida, sospiri, gemeti ecc.), riducendosi così a un ‘gesto’ vocale, in virtù del quale la parola perde la sua tradizionale funzione comunicativa.

Cantoria

L’insieme dei cantori e il luogo, di solito a forma di tribuna, destinato ai cantori di una chiesa o di una corte. Le esigenze liturgiche e la necessità di separare il coro dagli officianti e dai fedeli hanno fatto sì che gli si riservasse un luogo ben definito, sopraelevato, generalmente delimitato da una balaustra, in connessione con l’organo, e situato nella zona presbiterale. L’inserimento del nuovo organismo nel contesto dell’edificio si produsse sia a livello strutturale e architettonico, sia come decorazione applicata alla struttura. Come fatto decorativo ebbe manifestazioni e sviluppi, specie nei periodi barocco e rococò, sempre più complessi fino a coinvolgere le strutture dell’organo, tanto che, per esigenze di spazio, organo e cantoria furono inseriti nella parete d’ingresso della chiesa, ad di sopra della bussola.
 

Cantus

la parte superiore di una composizione vocale o strumentale che contiene la linea melodica (il moderno soprano)

Ciaccona

Forma musicale la cui struttura è caratterizzata da ripetute variazioni sopra ad un basso ostinato.
 

Consort Termine che nell'Inghilterra dei secoli XVI-XVII indicava un complesso di strumenti, distinguendo tra whole consort (costituito da strumenti della stessa famiglia) e broken consort (costituito da strumenti timbricamente non omogenei).
 

Contralto

la più grave delle voci femminili, la cui estensione va dal fa(2) al fa(4)

Contrappunto

Discorso musicale in cui procedono contemporaneamente due o più melodie o parti, ciascuna delle quali concilia il proprio valore espressivo con determinati rapporti armonici fra essa e le altre. Le leggi del contrappunto, formatesi attraverso la pratica della polifonia (v.) di cui il contrappunto rappresenta la maturità, si sono rinnovate seguendo il gusto e le tendenze dei compositori nelle varie epoche. Il termine c. designa il contrapporsi dei suoni d'una melodia a quelli di un'altra melodia (punctus contra punctum). Esso appare sulla fine del XIII secolo, quando la polifonia aveva da tempo raggiunto valore d'arte ossia era già, in sostanza, c. Nel XIV secolo s'affermò il principio dell'imitazione (v.), di grande importanza nella storia delle forme contrappuntistiche. Il c. può essere per voci o strumenti, oppure per voci e strumenti insieme. Lo studio del c. è parte essenziale dello studio della composizione. Importanti trattati di c. sono stati scritti da J. J. Fux, G. B. Martini, L. Cherubini e, fra i modern, Th. Dubois, S. Jaddassohn, H. Riemann, V. Ferroni e altri.
 

Corale

Nella terminologia musicale italiana è il canto liturgico proprio della chiesa luterana, generalmente denominato in tedesco Kirchenlied. Martin Lutero, che annetteva grande importanza al canto della comunità dei fedeli, si impegnò personalmente nella creazione di un repertorio che fosse alla portata delle masse, in lingua volgare e melodicamente semplice, da utilizzarsi durante il servizio divino. Le prime pubblicazioni risalgono al 1524. La melodia del corale fu fin dagli inizi sottoposta a diversi tipi di elaborazione polifonica, vocale e strumentale. L'utilizzazione del corale nelle cantate e nelle passioni culminò nella produzione di J.S. Bach, le cui elaborazioni presentano una grande varietà di tipologie. Accanto alle forme vocali, il corale servì da base per la creazione di forme strumentali organistiche, quali il preludio-corale, la fantasia o la partita su corale

Coro

indicava il luogo in cui veniva eseguita una danza o un canto. Riferito al canto, un coro si dice monofonico quanto tutte le voci cantano la stessa melodia, e polifonico quando cantano varie melodie. Un coro senza accompagnamento musicale è detto a cappella, con accompagnamento è detto concertante.

Unione di cantori nell'esecuzione di una medesima parte o unione di più gruppi corali nelle esecuzioni di musiche polifoniche. Può essere di soli uomini, o sole donne, o soli fanciulli, o a voci promiscue. È monodico (a una voce) se tutti i coristi cantano la stessa parte, e polifonico (a più voci) se un gruppo di coristi canta una parte mentre altri gruppi ne cantano altre. È detta coro anche una composizione di musica per canto corale.

Il coro nella storia. E’ presumibile che nelle civiltà antiche il coro fosse impiegato solo per canto monodico; altrettanto si può dire per la varie forme di canto cristiano liturgico. Alla chiesa e alle scholae cantorum sono legate quasi tutte le testimonianze di musica corale a noi giunte dal Medioevo e in ambito eclesiastico nacqueo i primi esempi di polifonia e si svilupparono l’ars antiqua e l’ars nova. Dall’ars antiqua a tutto il Rinascimento la storia della musica corale, al centro di tutta la vita musicale, coincise con quella della polifonia vocale tanto sacra quanto profana (ma, in quest’ultimo caso, l’esecuzione era solistica nel senso che una parte corrispondeva una sola voce). L’avvento della monodia e deinuovi generi connessi (oratorio, cantata, melodramma) condusse nell’Italia barocca  a una decadenza della musica per coro, particolarmente notevole nel sec. XVIII; non altrettanto avvenne in Germania, dove il canto rimase componente essenziale della musica sacra luterana, in J. S. Bach, negli oratori di G. F. Händel (per altro, scritti in Inghilterra) e, più tardi, in quelli di F. J. Haydn e in W. A. Mozart, mentre C. W. Gluck, nella sua forma di melodramma, restituì al coro una posizione di primo piano.

Il coro in epoca contemporanea. All’opera è legata la nuova importanza che il coro assunse in Italia nel sec. XIX, con G. Rossini e soprattutto G. Verdi; esso trovò tuttavia largo impiego negli altri Paesi europei: con la Nona Sinfonia di L. van Beethoven nacque il genere nuovo della sinfonia corale; gli autori romantici si dedicarono inolter a Lieder corali o a veste composizioni per soli, coro e orchestra (H. Berlioz, R. Schumann, F. LisztF. Mendelssohn, poi A. Bruckner e J. Brahms). Notevole importanza ha avuto il fiorire di studi sulla polifonia rinascimentale e il ritorno a essa; il fenomeno si è esteso al sec. XX, in cui d’altra parte il rinnovamento del linguaggio musicale ha investito anche il coro (particolarmente significative le opere di P. Hindemith, I. Stravinskij, A. Schöemberg e A. Webern). L’esempio degli ultimi due influenzò L. Dallapiccola e, in forma meno diretta, i maggiori rappresentanti dell’avanguardia. Un nuovo impulso alla musica per coro venne, nella seconda netà dell’800, dalla fioritura delle scuole nazionali e dal loro legarsi al canto popolare, con esiti particolarmente significativi in M. P. Musorgskij e altri compositori russi e, nel sec. XX, in L. Janácek, Z. Kodaly, B. Bartók, S. S. Prokof’ev.
 

Dies Irae

è una delle cinque sequenze sopravvissute nella liturgia romana ed è cantata tuttora durante la messa di Requiem. Il tema fu usato da molti compositori romantici per creare degli stati d'animo di suggestioni macabre o evocazioni della morte

Dodecafonia

moderna tecnica di composizione musicale, ideata nel 1920 da Schönberg; costituisce un tentativo di liberarsi dalle strutture della musica tonale (v.), sostituendole con strutture basate sulla totale indipendenza reciproca dei suoni tra loro, dal punto di vista armonico

Eguale

indica un'esecuzione destinata a voci della medesima natura (es. "coro a voci eguali"; solo voci maschili o femminili)

Fuga

forma polifonica in stile contrappuntistico fondata sul principio dell'imitazione (v.), nella quale un tema principale e uno o più temi secondari vengono esposti dalle varie voci o strumenti lungo un logico svolgimento tonale, entro uno schema diviso in più parti

Gloria in Excelsis Deo

la seconda parte dell'Ordinarium (v.) della Messa, chiamata anche Inno Angelico

Graduale

canto originariamente eseguito nella messa solenne della liturgia cattolica. Presupponeva sempre l'intervento di un solista che lo cantava tenendosi sul primo gradino (gradus) dell'ambone. Attualmente col termine si indica un libro che contiene tutti i canti del Proprium Missae (v.) e dell'Ordinarium Missae per tutto l'anno ecclesiastico

Gregoriano, canto

è il canto ufficiale della Chiesa romana, dal nome di S. Gregorio Magno (papa dal 590 al 604). Per estensione il termine indica tutte le melodie della Chiesa romana

Imitazione

procedimento fondamentale dello stile contrappuntistico. Consiste nella riproduzione in una o più parti di un motivo, o parte di esso, già proposto in precedenza

Incipit

si riferisce all'inizio di un testo. Nel canto liturgico, corrisponde all'introduzione di parti della messa

Inno

nella Grecia, canto solenne e corale cantato nel tempio in onore della divinità o degli eroi. Nella liturgia cristiana, indicava un canto diverso dal salmo. E' un canto in cui ad ogni strofa corrisponde la stessa melodia, sillabico e d'argomento non biblico

Intonazione

Atto ed effetto di intonare; la perfetta coincidenza fra la nota emessa da un cantore o da uno strumento musicale con quella segnata sulla partitura; tono con cui è modulata la voce, carattere che viene dato alle parole mediante il tono e il tempo con cui vengono pronunciate; carattere dato ad uno scritto, ad un discorso. Nella Messa cantata e nell'Ufficio corale, l'inizio di uno dei brani liturgici recitato o cantato dal solo officiante e proseguito poi dal coro. Brano di musica per organo, spesso improvvisato, che prelude al brano che dovrà essere eseguito subito dopo dal coro e fornisce a questo, con il suo fraseggio, la nota e il tono iniziale. Molti di siffatti brani furono scritti nel sec. XVI da maestri veneti.

Introitus

è il primo canto del Proprium Missae (v.). Originariamente un salmo intero, cantato dal coro mentre il celebrante si recava all'altare. Ridotto in seguito ad un solo versetto di salmo, precedeuto dall'antifona e seguito dal Gloria

Kyrie

canto della prima parte dell'Ordinarium Missae (v.) posto subito dopo l'Introitus. Si compone di tre invocazioni, Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison (Signore abbi pietà di noi, Cristo abbi pietà di noi, Signore abbi pietà di noi) ognuna delle quali cantata tre volte

Lamento Composizione vocale con intonazione dolorosa che commemora un personaggio illustre. Ne è un esempio il Lamento di Arianna di Claudio Monteverdi.
 

Legato

un'esecuzione nella quale le varie note si susseguono il più possibile, senza interruzione di suono

Lied

una delle forme principali della musica tedesca. Differisce da altre forme vocali simili (es. l'aria) per il rilievo che dà al testo poetico

Litania

una delle forme più antiche di recitazione liturgica della Chiesa romana. Nel rito cristiano, assume l'aspetto di una lode a Dio, ai Santi e, più frequentemente, alla Vergine. Al celebrante, l'assemblea rispondeva un'acclamazione fissa (Kyrie eleison)

Liturgia

è l'insieme delle manifestazioni di un culto, costituita da orazioni, atti, cerimonie, attraverso i quali si manifesta l'adorazione a Dio

Magnificat

testo tratto dal vangelo di S. Luca, coposto da dodici versi. Il titolo è l'inizio della risposta di Maria al saluto di Elisabetta in casa di Zaccaria (Magnificat anima mea Dominum). MAGNIFICAT(Magnifica), prima parola della versione latina del cantico recitato da maria vergine in occasione della sua visita alla cugina Elisabetta (Luca I, 46-55); consiste in un ringraziamento a Dio per i benefici resi al popolo d'Israele ("L'anima mia magnifica il Signore" ecc.). [...] Nell'ambito della storia della musica il Magnificat rivestì particolare importanza dal sec. XV in poi, essendo stato musicato da molti tra i maggiori compositori

Mascherada Composizione polifonica senza una forma propria ma affine alla villanella, alla frottola, e ad altri generi consideerati leggeri. Il nome origina dal fatto che i cantanti e i danzatori erano mascherati, e la forma era riservata normalmente a feste e spettacoli.
 
Melismatico In musica stile caratterizzato dall'uso frequente di melismi, in opposizione allo stile sillabico.
 

Messa

è la maggior composizione liturgica e il rito più solenne della chiesa. La forma tipica ed ancora attuale di Messa, ispirata a passi biblici e derivata dalle liturgie orientali, fu raggiunta nel sec. XI, con la distinzione tra Proprium Missae e Ordinarum Missae. Il proprium è formato dalle cosiddette parti variabili (preghiere e rituali legate al giorno in cui l'ufficio viene celebrato): si compone di Introito, Graduale, Versetto alleluiatico, Sequenza, Tratto, Offertorio, Comunione. L'ordinarium rappresenta le parti fisse e comuni a tutte le messe, esclusa quella per i defunti e quelle della settimana santa. Si compone di: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei. Su questo schema principale si articolano i vari generi di messa, a seconda del loro significato e tipo di destinazione

Monodia

canto ad una sola voce senza accompagnamento, praticato sino al medioevo. A partire dal sec. XVII definisce una composizione per sole voci e basso continuo (v.)

Mottetto 

termine (etimologicamente derivato dal francese mot, "parola", donde l'italiano motto) che designa una composizione musicale a più voci di carattere assai vario nelle successive fasi di sviluppo. Il mottetto costituisce, insieme con la messa, la più importante forma di musica sacra del periodo compreso tra i secc. XIII e XVI, anche se la sua storia, assai più ampia, giunge sino ai nostri giorni

Neumatica Si dice della notazione composta di neumi di una melodia nella quale prevalgono gruppi di due o tre note per sillaba (si dice in contrasto con «sillabica» o «melismatica»).
 

Offertorio

terzo canto del Proprium Missae (v.) e ultima parte del salmo affidato al coro, subito dopo il Credo

Omofonia

Procedimento musicale in cui più voci (o più strumenti) intonano la stessa linea melodica all’unisono o all’ottava.
 

Omoritmia

La composizione polifonica è di per sé una costruzione musicale molto elaborata, nella quale la condotta contrappuntistica determina una poliritmia fra le linee melodiche in costante movimento. Come alternativa a tale atteggiamento si osservano, nelle composizioni cinquecentesche, alcuni episodi omoritmici, nei quali le parti, pur melodicamente indipendenti, si trovano riunite in un unico schema ritmico (ritmi paralleli) secondo il procedimento del punctum contra punctum. Questo tipo di struttura polifonia, in cui viene meno il principio dell’imitazione, non si limita del resto a singoli episodi, perché contraddistingue intere composizione del repertorio profano.

Oratorio

forma musicale che consiste in un poema d'argomento sacro ma non liturgico, eseguito da voci soliste e da cori con accompagnamento d'orchestra, senza scene, senza costumi, senza azione teatrale.

Ordinarium

Vedi Messa

Ostinato

breve melodia ripetuta costantemente nel corso di una composizione

Passione

composizione musicale basata sul testo della Passione di Gesù Cristo, tratta da uno dei quattro vangeli. Nel XII secolo la Passione veniva cantata rappresentandola, con le parti di Cristo (basso), del narratore (baritono) e della "turba judaeorum" (tenore), eseguite da tre preti. Più tardi fu introdotto un coro che rispondeva ai solisti. Nel XVII sec. finì per includere tutte le innovazioni del teatro drammatico: orchestra, aria, recitativo.. mentre il testo veniva liberamente parafrasato

Polifonia

Presenza simultanea di due o più parti sviluppate contemporaneamente. Spesso il termine è usato come sinonimo di contrappunto [...], ma in senso rigoroso va inteso in un'accezione più vasta, comprendente qualsiasi simultaneità di suoni diversi, quindi anche le sovrapposizioni che formano le concatenazioni di accordi dell'armoni

Recitativo

Stile vocale in cui il testo ha la massima evidenza, mentre la musica è ridotta a una presenza minima, di puro sostegno armonico

Refrain

Ripetizione di un identico periodo musicale nelle forme che alternano episodi simmetrici. In particolare nella musica trobadorica (chanson, ballade, virelai ecc.), ripetizione di sezioni poetiche sulla stessa melodia.
 

Requiem

nome dato alla messa da morto. Il nome proviene dal suo introito (v.), che inizia con l'invocazione: requiem aeternam dona eis Domine

Ritornello

In una composizione musicale, parte ripetuta una o più volte, secondo il contesto in cui si trova. Per essempio, nelle forme strofiche, il ritornello, quando compare è un episodio fisso ripetuto alla fine di ciascuna strofa; nell’opera, nell’oratio e nelle cantate dei secc. XVII-XVIII può essere un brano affidato al coro, in alternativa con il canto solistico; nel rondeau è l’elemento caratterizzante, essendo propria di questa forma una ricorrente ripetizione dello stesso periodo. Ritornello è anche il simbolo grafico (2 linee verticali perpendicolari al rigo) che stabilisce, sul pentagramma, l’inizio e la fine dei brani ripetuti.
 

Salmo

composizione poetico-musicale, introdotta nella liturgia ebraica da re David, che improvvisava canti sacri accompagnandosi con una specie di arpa. Salmo significa appunto "canto accompagnato da strumento a corda". I testi dei Salmi attrassero da subito l'attenzione dei compositori, e sono tra i più usati nella storia della musica

Schola Cantorum Gruppo di cantori ai quali è affidata l’esecuzione dei canti destinati ad accompagnare le azioni sacre nella chiesa cattolica. La sua funzione è di sostenere il canto dei fedeli, di alternarsi a essi o di eseguire qualche parte più difficile. Per questo il suo posto è normalmente tra l’altare e l’assemblea, come nelle antiche chiese romane, per meglio esercitare la sua funzione di mediazione e di sostegno musicale e spirituale.. In alcune epoche di decadenza liturgica, invece, il canto divenne appannaggio della sola schola cantorum. Allora incominciò anche la costruzione di tribune apposite, solitamente in fondo alla chiesa, separate dall’assemblea da un recinto rettangolare, a plutei o transenne. La prima schola cantorum della quale si ha notizia risale alla metà del sec. IV e fu a Roma.
 
Sillabico Canto in cui la melodia fa corrispondere una sillaba di testo ad una sola nota; si contrappone a quello melismatico.
 

Soprano

il registro più alto della voce femminile, si estende di solito dal do(3) al do(5)

Tactus

Nella musica rinascimentale, l’unità di misura del tempo e la relativa figura di nota (generalmente corrispondente al battito medio del polso umano) costituente il punto di riferimento per determinare il valore assoluto di durata di tutte le figure musicali della notazione. Con lo stesso termine si indicava il gesto del direttore corrispondente a un’unità di tempo.

Tempo

Valore assoluto di durata che nel corso di un’esecuzione musicale si dà alle varie unità di valore, cioè, in altri termini, la velocità con cui una certa composizione viene eseguita. Sino alla prima metà del sec. XVII veniva riconosciuto alle singole figure di nota (breve, semibreve ecc.) un valore assoluto di durata, determinato dal tactus (v). Successivamente la notazione espresse esclusivamente valori di durata relativi e pertanto si rese necessaria l’apposizione, all’inizio di ciascun brano musicale, di indicazioni di tempo o andamenti (allegro, andante, adagio ecc.) miranti a stabilire, sia pure con approssimazione, la velocità di movimento. Solo con l’invenzione del metronomo da parte di J. N. Mälzel nel 1816 si rese possibile l’esatta determinazione del tempo di esecuzione di una composizione. Il problema, in ogni caso, permane complesso perché al di là dell’indicazione metronomica ogni opera possiede un proprio tempo, risultante dalle sue più profonde caratteristiche strutturali ed espressive.
 

Tenore

il registro più acuto delle voci maschili, generalmente si estende dal do(2) al do(4)

Tonale o tonarium

nel medioevo, volume nel quale venivano raccolte le melodie del canto ecclesiastico

Villanella La villanella o villanesca è una forma vocale originata a Napoli nel XVI secolo, basato su un tipo di canzone spagnola a tre o quattro voci. Si sviluppa come forma popolare contrapposta al madrigale, ma la sua diffusione nel Nord Italia è legata ad un raffinamento nello stile e nel contenuto letterario.
 
Voce

Suono emesso dall'uomo per comunicare o cantare. Dal punto di vista musicale la voce interessa in quanto è mezzo per cantare. L'educazione della voce al canto è arte antichissima; senza risalire più indietro, si ricordino le "scholae cantorum", fiorite dal tempo del papa Gregorio Magno (VI secolo), dove i fanciulli venivano addestrati nell'esecuzione dei canti liturgici. L'arte del canto ricevette un notevole impulso col prevalere del canto monodico su quello polifonico nel '600, quando il melodramma richiese sempre più numerose le voci belle, potenti, espressive e capaci d'ogni virtuosismo. Una chiara idea di quanto già fosse evoluta la tecnica vocale all'inizio di quel secolo la dà, ad esempio, la prefazione di Giulio Caccini alla sua raccolta di musiche vocali monodiche intitolata "Le Nuove Musiche" (1601). Da allora si ebbero celebri scuole di canto, che rispecchiarono i mutamenti del gusto nel campo della musica vocale. L'arte del canto, oltre alle indispensabili doti naturali, richiede uno studio continuo e severo e una solida preparazione musicale e culturale, a qualsiasi meta artistica essa venga indirizzata. Le voci si dividono in femminili (soprano, mezzo-soprano, contralto) e maschili (tenore, baritono, basso). Si distinguono inoltre secondo le loro particolari qualità che le rendono adatte a un certo repertorio piuttosto che a un altro; così il soprano, ad esempio, può essere leggero, lirico o drammatico, ecc. Le voci bianche sono quelle dei fanciulli. Per l'organo della voce.