Opera del '700


Sabato 10 febbraio 2007

Castagneto Carducci - TEATRO ROMA - ore 21,15

LIVIETTA E TRACOLLO

opera lirica di Giovan Battista Pergolesi
Libretto T. Mariani

GALLERIA FOTOGRAFICA

Soprano: Susanna Menicucci

Baritono: Paolo Morelli

Orchestra
Christine Angele - violino
Paolo Berti - violino
Stedano Lunardi - violino
Michele Fornai - violino
Anita Walker - violino
Paolo Galgani - violoncello
Paolo Sarri - contrabbasso
Giulia Muti - clavicembalo

 Corale "G. Vannucchi" di castagneto Carducci

Direttore: Abdon Fabbri

Regista: Rico Del Viva

Le due parti degli intermezzi vennero eseguite nei due intervalli tra gli atti dell’Adriano in Siria di Pergolesi, rappresentato in occasione del compleanno della regina Elisabetta di Spagna. È questo uno dei casi esemplari in cui la bellezza, la vivacità e il talento comico della musica riscattano pienamente un testo volgare, di deprimente mediocrità.
La vicenda ruota attorno alle maldestre imprese truffaldine di Tracollo che, da pessimo ladro qual è, tenta invano di imbrogliare Livietta. L’uomo si presenta sempre camuffato (prima da ‘polacca’ e quindi da astrologo) e viene puntualmente smascherato dalla astuta ragazza. Tuttavia, nonostante la completa inverosimiglianza del plot , i due finiscono per giurarsi eterno amore.
Il testo, in cui intervengono come interlocutori silenziosi due altri personaggi, non è che un canovaccio per la rappresentazione di alcune situazioni tipiche del teatro comico, quali i travestimenti: situazioni che a loro volta consentono una caratterizzazione musicale di particolare efficacia, o come parodia di luoghi comuni dell’opera seria, o attraverso una serie di effetti onomatopeici. Così il protagonista, per muovere alla commozione, si presenta con la sua prima aria (dall’ incipit ironico: “A una povera polacca”) in un tempo lento ternario, tipico delle arie patetiche napoletane; mentre Livietta, nella seconda parte, si produce in un’aria di autentica intensità affettiva. L’apice della vis parodica si ottiene nel recitativo accompagnato di Tracollo “Miseri, a chi mi volgerò?”, tragicamente rivolto alle stelle fisse ed erranti e alle comete che «un palmo hanno di coda»: uno dei luoghi in cui il testo si riscatta proprio grazie alla sua carica ironica, scontata ma piacevole; come avviene anche nell’aria che segue il recitativo in questione, “Ecco il povero Tracollo”, che simula il vacillare delle funzioni vitali, regalando perle testuali come le rime collo/Tracollo e gozzo/gargarozzo. Oltre alla notevole aria di Tracollo “Vedo l’aria che s’imbruna”, singolarmente evocativa, segnaliamo il duetto conclusivo, animato da divertenti effetti onomatopeici. Interpretati in origine dal celebre Gioacchino Corrado, i due intermezzi furono molto popolari e vennero presentati con una lunga serie di titoli differenti (La contadina astuta, Venezia 1744; Il Tracollo , Bologna 1746; La finta polacca, Roma 1748) in tutta Europa, per più di un ventennio nel cuore del Settecento.
 

Trama

Tradita e derubata da Tracollo, Livietta si traveste da uomo e con l’aiuto dell’amica Fulvia si repara a tendere una trappola all’uomo. Tracollo, travestito da vedova polacca incinta, entra insieme a accenda e subito nota le due persone che fingono di dormire ed i loro gioielli. Riesce a prenderli, ma Livietta finge di destarsi e comincia a parlare in un francese approssimativo con Tracollo, che dichiara chiamarsi Baldracca. Di lì a poco Tracollo capisce di trovarsi in brutte acque: prima dichiara di non poter essere toccato in quanto contemporaneamente incinta e vergine, poi prova a fuggire ma ne è impedito dalla propria pancia e dalla stupidità di Faccenda.
Prova allora a impietosire Livietta, ma la donna non vuole sentire ragioni. Tracollo le chiede se davvero vuole che lui muoia “qual strozzato pollastrello”, ma alla fine riesce fortunosamente a fuggire.
Ritroviamo Tracollo travestito da indovino nell’atto di divinare i cieli. E’ lui stesso che dice che solo in quel modo e fingendosi pazzo è riuscito a scampare alla morte. Vede in lontananza arrivare Livietta e medita di tenderle un tranello.
Livietta lo riconosce però subito ed allora Tracollo finge di essere il suo stesso fantasma, venuto per vendicarsi di Livietta che lo ha ucciso. Livietta sta al gioco e finge a sua volta di morire.
Tracollo, pur non essendo certo che lei non lo stia ingannando, è però molto dispiaciuto per la sua morte. Quando Livietta si riprende, Tracollo le dichiara il suo amore. Anche Livietta in fondo gli vuole bene ed i due si sposano.
 

Libretto

Intermezzo I

Livietta da contadino francese, con una villanella, sua amica, abbigliata di gioie, e catene false, poi Tracollo da pellegrina polacca,  e Facenda suo servidore da vecchio endicante.

LIVIETTA
Vi sto ben? Vi comparisco?
Eh, che ti par?
Sembro giusto un amorino
trasformato in contadino, non è ver?
Eh, lo credo, non giurar.
Ma lasciamo gli scherzi.
Fulvia mia, oggi di qua deve passar quel
ladro,
che in abito di donna alla polacca,
si fa chiamar Baldracca
quel che rubando il mio german tentò
torgli la vita;
or io, perché non mi ravvisi
da contadin vestita fingo sesso e favella,
e tu fingerti dei mia sorella.
Con queste gioie, e queste finte catene d'oro
sarai l'esca per prenderlo in agguato;
già gli amici sono pronti al cenno mio.
Ma se non erro, veggo il furbo venir
verso di noi
fingiamo di dormir.
 
Siedono ad un poggiolo e fingono dormire.
Tracollo vestito da donna gravida con un compagno che parla travestito da vecchio.

TRACOLLO
A una povera polacca,
a Baldracca bona gente,
(questo dorme e non ci sente)
fate un po' la carità.
Dormono a sonno pieno; meglio è per noi.
Mira costei di quante catene d'oro adorno
ha il collo, e 'l seno.
Ah che bella fortuna!
Vedi se puoi sciorne qualcuna.
Eh, Facenda, bel bello,
accostati pian piano, e 'I cappio stacca.
A una povera polacca
fate un po' la carità…
 
(Faccenda scioglie una catena e poi,
Fulvia facendo un poco di moto,
fugge lasciando la catena.)

Sciocco, bestia, poltron, giacché fuggisti,
t'avessi via portata la catena già sciolta.
 
(Facenda fa segno di no)

Tornaci un'altra volta.
Pesce da Fiumara, io v'andrò adesso,
e tu a rubare impara.
Con qual destrezza gliela porto via
osserva un po'.
Salute a Vossignoria.
A Baldracca bona gente
fate un po' la carità.
 
(Facenda ride)

Perché ridi, mostaccio da sgrugnoni?
Adesso se si sveglia, o che tempesta!
 
(Prende la catena già sciolta, e la porge a Facenda.)

Prendi, conserva questa.
 
(Va poi per prenderne un 'altra,
e Livietta finge destarsi e scuote la contadina.)

LIVIETTA
Ma soeur, voilà, voilà.

TRACOLLO
Fate un po' la carità.

LIVIETTA
Ah, voleur, assassin, frippon.

TRACOLLO
Trippone! Star vera, sì signore;
ventra pregnante.

LIVIETTA
Vous avez derubé une chaine a ma soeur.

TRACOLLO
Sbagliate, star digiuna, e cena non rubavo
mi niuscina.

LIVIETTA
Ah diabl!

TRACOLLO
Non intendira. Tua baisa?

LIVIETTA
Je suis parisien, fransé.

TRACOLLO
Comma? Ti star francisa, alla larga!

LIVIETTA
Où allez vous?

TRACOLLO
No accostara. Star gravida, paura de
Francisa tenirmi creatura.

LIVIETTA
Venez icy.

TRACOLLO
Nanì, Monsù, nanì.
Chi noma avir?

LIVIETTA
Pluseriurs nom.

TRACOLLO
Prusciutta noma tua? Tara noma salata.

LIVIETTA
Et le votre?

TRACOLLO
Noma mia star… soppressata.

LIVIETTA
Je n'entands pas?

TRACOLLO
Mi pane non tenir.

LIVIETTA
Ah furbasce! Astor!

TRACOLLO
Porgila a me Facenda,
presto col tuo malanno.
 
Si fa dar la catena, e la nasconde.

LIVIETTA
Alons, alons me chere compagnons.
 
Vengono alcuni villani con bastoni

TRACOLLO
(Ahimè fuggir non posso; m'impedisce
la pancia)

LIVIETTA
Ai villani
Spogliate questo vecchio e se fam là.

TRACOLLO
(O diavolo!) Monsù.
Farò spogliarmi per ubbidirvi,
ma non permettete,
che sia contaminata dalle mani
d'indiscreti villani la mia verginità,
ch'io son zitella.

LIVIETTA
Bien, vù spollierà la mia sorella.
 
Fa segno alla contadina che gli slaccia il sacco
e Tracollo comparisce tutto armato.

TRACOLLO
(Qui bisogna farsi animo)

LIVIETTA
Ah, briccone!

TRACOLLO
Non sia chi s'avvicini: morto per morto.

LIVIETTA
Date qua un bastone!
 
Tracollo si pone in difesa
ma li villani gli danno addosso e lo disarmano.

TRACOLLO
La vita in cortesia!
Cedo, e m'arrendo.

LIVIETTA
Legatelo miei fidi.

TRACOLLO
O caso orrendo!
Ma tu chi sei che tanto mi perseguiti?

LIVIETTA
Son Livietta.

TRACOLLO
Mia cara, ah, per pietà.

LIVIETTA
Voglio vendetta!

TRACOLLO
Bell'alma mia, perché così sdegnosa
con chi t'ama fedel?
Se ti risolvi meco venir, io ti farò mia sposa.

LIVIETTA
Io sposa ad un infame, a un ladro,
a un assassin!

LIVIETTA
Come!

TRACOLLO
E giornalmente, chiunque vi si accosta,
voi non assassinate civilmente?

LIVIETTA
E voi perché venite
a romperci la testa?
Sarebbe bella questa,
che avessimo a servirvi,
spassarvi e divertirvi
per i begli occhi vostri,
senza cercar mercé.
E' un nostro sguardo, un vezzo,
favor che non ha prezzo.
Chi sol mi vuol guardare
pel buco della porta
m'ha ben da regalare.
Lo faccia, se gli piace:
se no sen vada in pace.
Salute adesso e a me.

TRACOLLO
Hai raggion, sì signore, ti sei placata?

LIVIETTA
Placata? Anzi, più tosto inviperita.
Non serve: vo' mandarti al podestà!

TRACOLLO
Ah, no, per carità!

LIVIETTA
L'olio vi perdi e l'opera.
Son risoluta.

TRACOLLO
Oh Dio!

LIVIETTA
Ti voglio morto.
E questo il piacer mio.

TRACOLLO
Misero! A chi mi rivolgerò!
Sì; a voi, numi d'Averno
Proserpine, Plutoni, Idre, cerberi, sfingi,
tempestose tempeste, folgori, lampi e tuoni;
e voi ch'un palmo avete di coda,
funestissime comete.
Stelle fisse ed erranti,
lune mancanti e piene,
fermate il vostro corso,
a rimirar le mie tragiche scene.
Ecco il povero

TRACOLLO
già vicino a tracollar.
Già mi vedo il laccio al collo,
già mi sento soffogar.
Questo è l'ultimo singhiozzo…
giunta è l'alma al gargarozzo,
già si parte, già sen va.
Già la morte mi s'accosta,
com'è brutta! Vedi, vedi
con qual faccia mi minaccia,
e da capo, sino a' piedi
raffreddar, tremar mi fa.

LIVIETTA
Invano ti lusinghi
rimovermi dal mio pensier costante.
Al tuo pregar più s'inasprisce
e indura questo mio cor.

TRACOLLO
(Che barbara natura)
Non v'è dunque speranza?

LIVIETTA
E' tratto il dado.

TRACOLLO
Vuoi così, cor di tigre?
A morte io vado.
Vado,… vado. Ed avrai core
di veder chi t'ama tanto
nelle man della giustizia,
qual strozzato pollastrello
sbatter tutto e palpitar?

LIVIETTA
Vanne, vanne! Io non ho core.
Non so tanto, non so quanto
fra le man della giustizia,
qual strozzato pollastrello,
sbatter devi e palpitar.

TRACOLLO
Deh, ti placa.

LIVIETTA
Parli al vento.

TRACOLLO
… mi perdona

LIVIETTA
Che tormento

TRACOLLO
Vita mia

LIVIETTA
Via, via a morir

TRACOLLO
Che martir, che crudeltà!

LIVIETTA
Via a morir, non v'è pietà.

TRACOLLO
Vado, vado. Ed avrai core
ecc.
 
a 2

LIVIETTA
Non so tanto, non so quanto
ecc.

 

 

Intermezzo II

Tracollo fingendo il pazzo, poi Livietta nel proprio abito di contadina.

 

TRACOLLO
Vedo l'aria che s'imbruna.
Una stella non compare.
Si è nascosto il sol, la luna.
Che sarà? Che sarà?
Quanto va, ch'io l'indovino?
Vorrà piovere, e tonar.
Par che ci pigli gusto.
Non vorrei che, fingendo, fingendo,
davvero poi, siccome dir si suole,
avessi a dar di volta alle carriole.
Ci vuol pacienza.
Sol con quest'astuzia scampar potea da
morte.
Ma sento gente. All'erta!
E' Livietta. A tempo, a tempo.
Chi la fa, I'aspetta.

LIVIETTA
(Chi è costui? Parmi Tracollo.
E desso ma come in queste spoglie,
sciolto da' lacci suoi?)

TRACOLLO
Ah Marte, Marte, intendo i pensier tuoi,
ma sbagli.

LIVIETTA
(Che dice? O è pazzo, o il finge.
Vo' rintracciarne il vero.)
Galantuomo?

TRACOLLO
Oh, oh non disturbate le nostre conferenze,
che abbiamo con le stelle.
Che bramate?

LIVIETTA
Niente, niente signor (vo' secondarlo)

TRACOLLO
Venite qua, vogliamo consolarvi.
Che v'occorre? Parlate ma prima
d'ogn'altra cosa, baciate questa mano

LIVIETTA
Ben volentier.

TRACOLLO
Sapete chi son io?

LIVIETTA
Se non mel dite…

TRACOLLO
Sono… sono il Gran Chiaravalle di Milano.

LIVIETTA
E che andate facendo per questi luoghi
ombrosi e solitari?

TRACOLLO
Componendo lunari, calendari, diari
notari, titolari, e …
Il vostro nome, ninfa vezzosa?

LIVIETTA
Come! voi non siete astrologo?

TRACOLLO
Sì, bene.

LIVIETTA
E nol sapete?

TRACOLLO
Non già, non già: de minimis non curat
praetor.

LIVIETTA
Dunque, sarò io più astrologa di voi.

TRACOLLO
Perché?

LIVIETTA
So il nome vostro.

TRACOLLO
S'io tel dissi, cor mio: Don Chiaravalle.

LIVIETTA
Ma non dicest' il ver,
voi vi chiamate Tracollo.

TRACOLLO
Mi chiamai vuoi dir ch' or più non vivo.
Sì, son l'ombra di lui, che, invendicata,
passar non posso l'onda del pigro Lete,
e andare all'altra sponda.

LIVIETTA
(Come ben finge! Or vo' chiarirlo.)

TRACOLLO
Ah vieni vieni, mia crudele omicida
e al regno d'Acheronte omai mi guida

LIVIETTA
Olà, le mani a voi!

TRACOLLO
Taci, taci e vieni, spietata.
Senza di te, da me, mai non si varca
di Stige il fiume. A noi, a noi!
Alla barca, alla barca.
 
La prende per un braccio
e fa correrla di fretta per la scena

LIVIETTA
Deh, per amor del cielo.

TRACOLLO
Tocca, tocca!

LIVIETTA
Lasciami . . .

TRACOLLO
Maramao!

LIVIETTA
Almen per un momento…

TRACOLLO
Ti raccomandi invano.

LIVIETTA
Prender un po' di fiato.

TRACOLLO
Non ci sento.

LIVIETTA
Non posso più.

TRACOLLO
(Crepa!)

LIVIETTA
Son morta.

TRACOLLO
(Schiatta!)

LIVIETTA
Quando arriviamo?

TRACOLLO
Uh, ci vuol tempo ancora.
(Se non la vinco, al men vo' farla patta.)

LIVIETTA
Chi mi porge ristoro? Aiut…
In cortesia, ch'io manco, io moro.
 
(Si getta indebolita sopra d'un sasso,
staccandosi a viva forza dal braccio di Tracollo,
che resta incantato guardandola senza moversi)

Caro, perdonami placa lo sdegno.
Ti lascio addio; Tracollo mio,
di Livietta non… ti… scordar.
Ah, pria che morte mi chiuda i lumi,
severi numi, se giusti siete
per poco il senno voi gli rendete,
sicché più veda, per sua vendetta,
l'al… ma spi… rar…

TRACOLLO
La credo o non la credo?
m'accosto o non m'accosto?
divento mollo o mi mantengo tosto?
Temo non me la ficchi;
E' troppo, troppo scaltra.
E' vero da una parte, ma dall'altra
mi muove a compassione.
Il timor, lo strapazzo potea farla svenir.
Che tentazione!
Ora non occor altro.
L'ho pensata. Vo' accostarmi pian piano,
e, se la vedo fare un piccolo moto
ritorno a fare il pazzo e non la credo.
accostandosi ed osservandola
Non si muove non rifiata
chiusi ha occhi, freddo naso
saria pure il brutto caso.
Vo' chiamarla. Livietta,
Livietta, Livie…
 
(Livietta si scuote scostandosi subito, e ridendo)

Sull'erbetta alla fransé, ah, ah, ah, ah…
S'è quietata. Quei tremori
forse son gli ultimi tratti.
Sfortunata! E' già spirata.
Oh, mia bella morticella
Livietta bella, bella.
Sol, sol, fa, mi, sol, do, do, re ecc.
 
(Contrafacendo i moti di Livietta)

Ah… Livietta mia, or sei soverchia.
E quando?… O sbrigati a morir,
o sorgi e vivi.
Par che patisca anch'io di moti convulsivi.
Ah…questo è stato certo l'ultimo suo
sospiro.
Se n'è andata. Non v'è più dubbio.
Ho fatto la frittata.
Deh, aspetta, anima bella;
Ascolta prima le mie discolpe.
 
(Livietta, alzando la testa, ascolta;
poi si leva da sedere
e s'accosta pian piano a Tracollo)

Se mi finsi pazzo, fu per salvar la pelle,
e non credevo che quel po' di strapazzo,
che ti diedi per meglio colorir la finzione,
avesse da condurti…

LIVIETTA
 
(Battendo sopra la spalla)

Ah ribaldone!

TRACOLLO
Uh!
 
Si dà uno schiaffo

LIVIETTA
Questo ancor sai fare!

TRACOLLO
Il core me lo disse.
(Con le mie mani mi dovrei strozzare)

LIVIETTA
Adesso, adesso t'aggiust'io.

TRACOLLO
No. Ferma! Voglio io stesso
render paghi i desir tuoi.
Perché morto mi vuoi, non ricuso morir.
Co' piedi miei vado a ripormi in man
della giustizia: or lo vedrai,
ma prima
sappi ch'ascosa io serbo gran copia di
denar,
sotto a quell'albero, vedilo bene, a te lo
lascio,
e insieme udite tutti, udite erbette, fronde,
fiori,
tigri, pantere, lupi, orsi, cinghiali,
pecore e pastori voi siate testimoni
dell'estrema mia volontà.
Ti lascio questo core, pegno dell'amor mio;
non strapazzarlo più!
Tiranna, addio.

LIVIETTA
(Mi muove a riso ed a pietade insieme)
Senti . . .

TRACOLLO
Che cosa vuoi?

LIVIETTA
M'ami tu veramente?

TRACOLLO
Che ti pare?
Fa' conto che tu l'abbia a giudicare.

LIVIETTA
Non vorrei… basta. Or via,
quello ch'è stato è stato.
Se prometti cangiar vita e lasciare
quest'infame mestier, sarò tua sposa.

TRACOLLO
Tel giuro!

LIVIETTA
Avverte!

TRACOLLO
Che serve? E' ita la mia parola.

LIVIETTA
Or bene, ecco la man.

TRACOLLO
Torno da morte a vita.
Benedetta finzione!

LIVIETTA
Sarai uomo dabben?

TRACOLLO
Dabbenissimo.

LIVIETTA
Fedele alla tua moglie?

TRACOLLO
Fedelone. E tu, moglie amatissima,
saria fida al tuo sposo?

LIVIETTA
Fedelissima.

LIVIETTA
Sempre attorno, qual palomba
al suo caro palombaccio
ti starò dicendo cru…
crudelaccio vieni a me.

TRACOLLO
Sempre appresso, qual montone
all'amata pecorella,
ti verrò dicendo be…
Bella, bella vengo a te.
 
a 2

Oh che gusto, che diletto
per la gioia il core in petto
io mi sento liquefar.