A scuola di Trekking: la 2ªA e la 2ªL con corde e moschettoni.

Un progetto ambientale anche per il 2006!

A scuola di Trekking: la 2ªA e la 2ªL con corde e moschettoni.

Un’ escursione sul torrente Ritasso la consigliamo a tutti gli appassionati di trekking, noi ci siamo andati grazie al progetto ambientale Oikos a cui abbiamo aderito l’ anno scorso insieme ai ragazzi di 2L di San Pietro in Palazzi, accompagnati da due simpatiche guide della Cooperativa. Viaggio Antico : Chiara e Luca.

Questo progetto è stato sostenuto dalla Provincia di Livorno nell’ambito dei finanziamenti INFEA.

Ecco come ci si arriva:lasciata la variante, imbocchiamo la Statale 68, chiamata anche Salaiola, proseguiamo per Casino di Terra e imbocchiamo il bivio per Canneto.

La Strada Statale 68 collega la costiera Via Aurelia a Volterra e si snoda sulla riva destra del fiume Cecina.

È una valle abbastanza ampia, i suoi versanti sono costituiti da medie colline caratterizzate dalla presenza sulle loro sommità di piccoli borghi . Il paesaggio è fortemente antropizzato vi si notano pascoli, colture (grano, viti, frutteti) molti casolari (agriturismi, ristoranti, case coloniche) impianti di frantumazione di detriti e la Ferrovia da Cecina a Saline di Volterra, parallela alla strada.

Dal finestrino abbiamo potuto osservare il Biancone, un’aquila mediterranea dall’apertura alare di circa 1.50 metri.

Lasciata la stazione di Casino di Terra, abbiamo imboccato la strada per Canneto, dove abbiamo attraversato il fiume Cecina passando da un ponte recente.

Sulla destra abbiamo potuto vedere la strada per Montescudaio e sotto la valle con i pioppeti.

Sulla sinistra ci sono vecchi edifici ora abbandonati, che un tempo servivano a fare il tabacco.

Superata la fattoria della Gabella e la strada per Sassetta, ci siamo fermati.

La strada anticamente era usata per collegare la Maremma e il nord, anche per la transumanza delle greggi.

Per il controllo di questa via sorgevano molti castelli (la Sassa, Caselli, Canneto e più a nord quello di Montescudaio,Casaglia, Miemo).

Questa è la valle del fiume Sterza, che rispetto alla precedente è più stretta e meno antropizzata.

Dalla strada abbiamo raggiunto il Torrente Sterza; il paesaggio è costituito da siepi di rovi a testimonianza del precedente sfruttamento a pascolo.

Lungo il sentiero, sul fango umido, si sono individuate chiare tracce di capriolo e raspate d’istrice; sugli alberi le cortecce erano segnate da cornate di daini.

È stato necessario il guado che è venuto alla confluenza del fiume Ritasso.

Abbiamo seguito il sentiero sulla riva destra, ben segnato dal CAI (Club Alpino Italiano) e che conserva tracce evidenti della ferrovia antica, smantellata nel 1927.

Intorno alla metà dell’800, venne trovata nella zona di Villetta di Monterufoli, un giacimento di lignite e fu intensamente sfruttato.

Poco dopo il 1862 venne costruita la ferrovia che collegava la miniera a Casino di Terra.

Questa ferrovia scorreva lungo la riva sinistra del torrente e superava molti dislivelli con alcuni spettacolari viadotti, oggi ruderi suggestivi.

A parte gli interventi collegabili alla costruzione della ferrovia (pietrisco, tagli nella roccia, argine rialzato) il paesaggio è naturale.

All’inizio del percorso, notiamo vecchi pascoli ormai recuperati dalla natura con ginepri.

Abbiamo osservato molta presenza di caducifoglie sul fondo valle e sempreverdi nel versante più arido.

In certi punti, il sentiero era a precipizio sul torrente, tra rocce di ofioliti nero bluastre dove spiccavano gialli cuscini di euforbie e azzurre centaure.

Ad un certo punto del percorso, il Ritasso riceve le acque del Malentrata che scende su un letto di serpentini levigato dalla corrente.

Il paesaggio è davvero suggestivo.

Il torrente precipita nel Ritasso ed è scavalcato da uno dei tre ponti del percorso.

Il sentiero si fa ora più impegnativo, infatti, siamo avanzati in fila indiana e molto attenti, fino ad un punto che è stato necessario attrezzare con corde, prima di calarci giù al livello del letto del fiume.

Alzando gli occhi, un altro imponente ponte ci sovrastava.

Dopo aver risalito il versante opposto abbiamo proseguito nel bosco fino all’anello di Castiglione, dove fin dal 1500 veniva estratto il calcedonio utilizzato a Firenze dall’Opificio delle Pietre Dure per eleganti e raffinate tarsie, che venivano esportate attraverso il porto di Livorno, anche fino all’India.

Lungo la strada, numerosi frammenti con calcedonio testimoniano ancora oggi l’antica estrazione.

Il percorso si è chiuso poco prima del paese di Canneto.

(Aurora Bedon)

Un progetto ambientale anche per il 2006!

La nostra classe concluderà il triennio della scuola media portando a termine un bel percorso di educazione ambientale grazie al finanziamento INFEA della Provincia di Livorno.

Questo progetto è in rete con la scuola media di Castagneto Carducci e consentirà ai ragazzi di queste due scuole di conoscere e approfondire le problematiche di un ambiente costiero molto significativo, alla ricerca di un equilibrio fra la tutela della natura e lo sviluppo turistico.

In particolare la nostra classe si occuperà quest’anno dell’ arcipelago Toscano ed è stata programmata un’ “immersione in diretta” nelle bellezze naturali dell’ Isola d’ Elba, infatti è previsto un soggiorno in una delle zone più interessanti dal punto di vista ambientale: la zona nord-occidentale.

In programma trekking, escursioni e infine anche una visita all’ Isola di Pianosa.

Chiusa nel 1998 la Colonia Penale, l’ isola è oggi disabitata in attesa di un futuro sostenibile. Mentre l’interno dell’ isola presenta una situazione di degrado della vegetazione, il mare e la costa offrono scenari di particolare bellezza.

Sarà inoltre visitato Porto Ferraio con il suo centro storico, le Fortezze Medicee, la Villa dei Mulini.

I punti di partenza delle nostre escursioni saranno Patresi e Marciana, da lì saliremo attraverso fitti castagneti sino al Santuario della Madonna del Monte, per riscendere al mare nei pressi di Chiessi e Pomonte.

Di particolare interesse in questo percorso è l’aspetto botanico per la presenza di vari endemismi e la stretta convivenza tra flora appenninica e quella tipica mediterranea.Visiteremo anche Capoliveri, con il borgo di origine romana “caput liberum”, poi Castello Fortificato dei Pisani nel XII secolo. Oggi è uno dei centri più caratteristici dell’isola, da qui diversi sentieri si inoltrano lungo il promontorio di Monte Calamita, area di enorme importanza estrattiva fino al secolo scorso.