Biennio rosso
Dopo la fine della prima guerra mondiale, anche
l' Italia soffrì di gravi difficoltà economiche, come la disoccupazione, la
riconversione industriale e il ritorno dei reduci. Le classi a reddito fisso
furono le più colpite dalla crisi economica.
Nel gennaio del 1919, i Cattolici diedero vita al partito popolare fondato da
Don Luigi Sturzo intanto Mussolini fondava i fasci di combattimento a Milano.
Le elezioni del 1919 dimostrarono: il netto declino dei liberali che persero la
maggioranza ottenendo 200 deputati, la crescita del
partito popolare che arrivò
a 100 deputati e l'enorme forza del partito
socialista che conquistò 156
deputati. Tra il 1919 e il 1920 la classe operaia esplose in scioperi la cui
causa era la crisi economica e il sogno di eguagliare le Russia. A seguito di
quegli innumerevoli scioperi la classe politica allora dominante, e cioè quella
liberale, iniziò e preoccuparsi su come reprimere le manifestazioni operaie. L'
Italia si trovò ad un problematico bivio, e scelse la tragica strada del
fascismo.
GLI INIZI
Il Biennio Rosso iniziò a Torino nel 1919 con la pubblicazione su "nuovo
ordine", nel quale si ufficializzava l'esistenza dei Consigli di fabbrica.
Torino fu la culla del bolscevismo italiano. Le proteste iniziarono nelle
fabbriche, contemporaneamente all' inizio delle occupazioni terriere. Iniziarono
anche le occupazione delle industrie, all' interno delle quali si verificò il
primo esempio di autogestione operaia. Il fenomeno si espanse velocemente in
tutta Italia. Per alcuni mesi, dal 28 marzo 1920 in poi, i due blocchi delineati
da operai da una parte e industriali dall' altra scesero a trattative, ma il 30
agosto 1920, i rapporti si inasprirono nuovamente e si ebbero occupazioni armate
delle industrie da parte della classe operaia. Mentre il Partito Socialista
tentava trattative con il governo Giolitti, i latifondisti e gli industriali
cominciarono ad appoggiare economicamente i "ras" fascisti. E così
agli scioperi ormai diffusi in tutta l'Italia iniziò ad opporsi il movimento
fascista.
LA SCONFITTA OPERAIA
Giolitti non fece intervenire la polizia nelle fabbriche e favorì le trattative
tra socialisti e industriali. I lavoratori ricevettero un aumento salariale e
una diminuzione delle ore lavorative. In contrapposizione a questi risultati
positivi ebbero tuttavia anche degli effetti negativi: il timore di una
possibile rivoluzione spinse la borghesia ad appoggiare Benito Mussolini. I
fascismo fu anche favorito dall'ingenuità di Giolitti in occasione delle
elezioni del maggio 1921: egli cercando di assorbire i fascisti li inserì nei
blocchi nazionali opposti ai partiti di massa.
La violenza fascista si intensificò dopo il
biennio rosso. Solamente in pianura padana, nella prima metà del 1921 furono
operati 726 attacchi. Gli organi dello stato che avrebbero dovuto mantenere
l'ordine non intervennero per reprimere le illegalità.
In conclusione possiamo dire che il Biennio Rosso fu l'incubatrice di due
tendenze politiche opposte, nate entrambe da divisioni interne del Partito
Socialista: il Rivoluzionarismo e il Fascismo.