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            | 
              
              Aichinger Gregor(Ratisbona 1564 – Augusta 1628)
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              Organista e compositore tedesco. 
              Studiò a Ratisbona con Orlando di Lasso e a Venezia con A. 
              Gabrieli; fattosi sacerdote, divenne vicario e organista del duomo 
              di Augusta. È soprattutto noto per aver introdotto in Germania la 
              pratica del basso continuo con le sue Cantiones 
              ecclesiasticae (1607). Pubblicò raccolte di composizioni 
              sacre.
 Basso 
              continuo: 
              sostegno 
              armonico che accompagna la composizione dal principio alla fine (e 
              perciò è detto continuo). Instauratosi alla fine del sec. XVI con 
              l’affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, fu 
              uno degli elementi fondamentali dell scrittura musicale fin verso 
              la metà del sec. XVIII: veniva improvvisato al clavicembalo o 
              all’organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o 
              violoncello) che suonava soltanto la linea fondamentale del basso.
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            | 
              
              Allegri, Gregorio(?1582 - 1652)
 
               | 
              Gregorio Allegri nacque a Roma intorno al 1582; la prima traccia 
              della sua carriera di musicista è rappresentata dal fatto che 
              lavorò alla scuola corale "S. Luigi dei Francesi" a Roma, nel 
              1591.Lì vi rimase sino al 1596, quando iniziò la muta della voce (era 
              sopranista); intorno al 1607 lasciò Roma per andare ad occupare il 
              posto di cantante e compositore presoo la Cattedrale di Fermo.
 Pare rimase là sino al 1628, anno in cui tornò a Roma per 
              sostenere gli esami per l’ammissione al Coro della Cappella 
              Papale.
 L’esame fu superato con successo, ed egli entrò a fare parte del 
              Coro dal 1629; oltre al naturale, grande prestigio dell’incarico 
              avuto, ed al salario garantito da tale attività, Allegri ebbe così 
              modo di confrontarsi con le più grandi personalità musicali del 
              tempo, che gravitavano attorno all’ambiente musicale al servizio 
              del Papa.
 Durante i 23 anni di attività compositiva (che durò sino alla 
              morte, nel 1652), Allegri compose un gran numero di Messe e 
              Mottetti, nonché un ristretto numero di opere strumentali, incluse 
              fra queste alcune Sonate per strumenti ad arco a 4 parti: queste 
              opere possono venir considerate come l'embrione della forma del 
              quartetto d'archi, forma anticipata – rispetto per es. la 
              produzione di Haydn – di ben un secolo.
 La composizione più nota di Allegri, il "Miserere Mei, Deus", 
              scritta per Coro a cappella a 5 parti, venne usata per moltissimi 
              anni durante le celebrazioni della settimana santa nella Cappella 
              Sistina, sin dall’anno della sua composizione, il 1638.
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            | 
              
              Anerio Felice(Roma 1560 ca - 1614)
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              Figlio di un 
              musico pontificio e fratello di Giovanni Francesco Anerio, fu 
              cantore in S. Maria Maggiore, nella cappella Giulia e in S. Luigi 
              de’ Francesi, sotto la guida di G. M. Nanino, di Palestrina e di 
              F. Soriano. Nel 1594 succedette a Palestrina come compositore 
              della cappella pontificia. Curò con Soriano l’edizione medicea del
              Graduale romano (1614). Compose musiche sacre 
              stilisticamente vicine a quelle di Palestrina; scrisse anche 
              canzonette e madrigali di ispirazione amorosa e pastorale.   |  
            | 
              Arcadelt,
              Jacob(ca. 1505 - 1568)
   | Arcadelt
              Jacob o Jacques, compositore (Fiandre o Francia 1514-Parigi 1568).
              Maestro a Roma nella Cappella Giulia (1539), in seguito in quella
              papale, poi maestro di cappella del cardinale di Lorena (1557).
              Autore di sei libri di madrigali, villanelle e varie composizioni
              polifoniche. Compositore di musica sacra: tre messe, mottetti,
              lamentazioni e un libro di salmi. |  
            | 
              
              Attaignant Pierre(c. 1494-1552)
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              ATTAIGNANT, Pierre (forse Douai ca. 1494- Parigi 1552). Stampatore 
              francese attivo dal 1528. Giunse a Parigi commerciando libri nel 
              1514, ed aveva incominciato la sua carriera di stampatore 
              pubblicando i libri liturgici per il capitolo di Noyon. Si afferma 
              generalmente che, nel 1525, l'editore, fonditore di caratteri e 
              commerciante Pierre Haultin, gli cedette i propri caratteri 
              tipografici, ma nulla permette di confermare questa affermazione 
              perché la sola notizia certa è che Haultin abbia fornito, nel 
              1547, il materiale tipografico a Nicolas Du Chemin. Fu l'unico 
              stampatore parigino fino al 1549.Stampò complessivamente 35 libri di chansons, 7 di intavolature 
              per organo, 3 di messe e 2 di intavolature per liuto.
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            | 
              
              Bach, Johann 
              Sebastian(1685 - 1750)
 
 | Il 
              massimo rappresentante del barocco musicale nacque in un paese 
              della Turingia come discendente di una famiglia dedita alla musica 
              da almeno quattro generazioni. Rimasto orfano di padre e di madre a dieci anni, frequentò il 
              liceo di Ohrdruf, ospite del fratello Johann Christoph che gli 
              insegnò i rudimenti della musica, ma Johann Sebastian deve essere 
              considerato essenzialmente un autodidatta. Egli studiò le opere 
              dei maestri stranieri - in particolare italiani -, venne in 
              contatto con una vita musicale rigogliosa che gli fece conoscere 
              esecutori tedeschi e stranieri e lo indusse a soventi viaggi ad 
              Amburgo dove era in piena fioritura la scuola tedesca del profondo 
              nord.
 Nel 1703 entra alla corte di Weimar in qualità di violinista; 
              pochi mesi dopo lo troviamo ad Arnstadt come organista a San 
              Bonifacio.
 Ricopre la stessa carica a Mulhausen nella chiesa di San Biagio, e 
              a Dombeim sposa la cugina Maria Barbara, ma nel 1708 ritorna a 
              Weimar in qualità di organista di corte.
 Qui diviene nel 1714 primo violino nell’orchestra, ritorna allo 
              studio degli italiani (Vivaldi e Frescobaldi in particolare), ma 
              non riesce ad ottenere nel 1716 il posto di maestro di cappella.
 Un anno dopo entra con tale carica alla corte di Cothen, dove 
              rimane sino al 1723 (passando dopo la morte di Maria Barbara a 
              seconde nozze con Anna Magdalena nel 1721), e dove ha modo di 
              dedicarsi in particolare alla musica profana (nascono qui i Sei 
              Concerti brandeburghesi).
 Nel 1723 si qualifica infine in qualità di Cantor e direttore di 
              musica a San Tommaso di Lipsia.
 Qui rimarrà per il resto dei suoi giorni, non senza spostarsi 
              occasionalmente per inaugurare nuovi Organi, per far visita ai 
              figli, per tenere concerti, e nel 1747 per suonare a Potsdam alla 
              presenza di Federico il Grande.
 A Lipsia gli impegni pratici (la scuola, la direzione del coro e 
              dell’orchestra, l’educazione degli allievi) lo assorbono 
              moltissimo, gli attriti col l’autorità locale non gli rendono la 
              vita facile, e anche l’ambiente familiare non è certamente dei 
              migliori.
 Eppure Bach trova il modo di scrivere una nuova cantata per ogni 
              settimana e di concepire alcune delle sue più colossali creazioni 
              nel campo della musica sacra (la Grande Messa in si minore e altre 
              quattro messe minori, le Passioni, l’oratorio di Natale, oltre a 
              una serie di composizioni minori).
 Nel 1749 si fa operare agli occhi da un celebre oculista inglese, 
              ma perde interamente la vista e le sue condizioni generali si 
              aggravano, tanto che un anno dopo muore di apoplessia, mentre sta 
              per portare a termine la colossale Arte della fuga.
 Di lui resta per tutto il sec. XVIII un ricordo imponente più come 
              organista che come compositore (la sua vedova finirà in miseria 
              nella fossa comune).
 Solo nel 1802 lo storico Johann N. Forkel ne rivaluta in un saggio 
              l’importanza di compositore, e nel 1829 Mendelssohn presenta a 
              Berlino la Passione secondo S. Matteo: incomincia qui la vera, 
              eterna fama di Bach, che resta incorrotta e altissima a oltre due 
              secoli dalla sua morte.
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            | 
              
              Banchieri Adriano(1568 - 1634)
 
  | Il 
              compositore, organista, teorico e scrittore italiano Adriano 
              Banchieri, nato a Bologna, si deve considerare una delle figure 
              più versatili della sua era, in particolar modo come teorico della 
              musica.Fu organista a Bologna, Imola, Lucca, Siena, Venezia, Verona, 
              Milano.
 Nel 1615 fondò l’ "Accademia dei Floridi", la prima società 
              siffatta in quel di Bologna: l’Accademia venne tra l’altro 
              visitata da Monteverdi nel 1620 e proseguì la sua esistenza negli 
              anni a venire col nome di "Accademia dei Filomusi".
 Dopo alcuni viaggi, Banchieri mosse nuovamente verso il Monastero 
              di San Bernardino, a Bologna, nel 1634, ma nello stesso anno morì.
 
 La produzione sacra di Banchieri include Salmi, Messe e Mottetti: 
              la costruzione delle sue Messe rivela con chiarezza la sua 
              adesione ai nuovi principi dettati dal Concilio di Trento 
              (controriforma).
 Le Messe accompagnate all’organo e la rimanente produzione – sia 
              sacra che temporale – ove è presente l’organo, sono raccolte in 
              un’importante raccolta intitolata "L’organo suonarino".
 
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            | 
              
              Beethoven Ludwig van(Bonn 1770 – 
              Vienna 1827)
 
               | Di 
              origine fiamminga, la famiglia lo avviò alla musica molto 
              precocemente. A 9 anni iniziò studi più regolari con Christian 
              Neefe, organista di Corte. A soli 14 anni divenne secondo 
              organista della Cappella del principe elettore. Si recò a Vienna 
              nel 1787, ma vi rimase ben poco a causa della morte della madre; 
              fece ritorno a Vienna, dove si stabilì definitivamente, nel 1792, 
              divenendo allievo di Haydn, Albrechtsberger e Salieri. A Vienna fu 
              ammirato e protetto da famiglie influenti ed ebbe inizialmente una 
              vita felice, incrinata, a poco a poco, dal dramma della sordità 
              crescente, che lo portò vicino al suicidio nel 1802, facendogli 
              maturare ancor più la coscienza della propria missione artistica. 
              Di qui in poi, nonostante il successo crescente e la fama 
              internazionale, l'isolamento del compositore si fece più marcato, 
              compromettendo i suoi rapporti sociali e sentimentali: questo suo 
              atteggiamento fu testimoniato dai cosiddetti "quaderni di 
              conversazione", oltre i quali si tagliò una produzione musicale 
              sempre più stupefacente. Compose 9 Sinfonie e varie Ouvertures per 
              orchestra, 5 Concerti per pianoforte e orchestra ed uno per 
              violino, 32 Sonate per pianoforte, musica sacra, un'Opera, varie 
              altre musiche vocali. 
              
 |  
            | 
              
              Bruckner Joseph Anton 
              (Ansfelden, Linz, 1824 – Vienna 
              1896) 
               | 
              Seguendo la tradizione familiare, dopo gli studi nell'abbazia 
              collegiale di Sankt Florian, nel '41 iniziò a lavorare come 
              maestro elementare e nel '48, provvisto di una discreta cultura da 
              autodidatta, divenne organista in quella stessa abbazia. Fu 
              soltanto nel 1855 che, a Vienna, ebbe occasione di frequentare un 
              insegnante di alto livello come Simon Sechter. L'anno successivo 
              ottenne il posto di organista nel duomo di Linz. Conclusi gli 
              studi di composizione a 37 anni, nel '61, avviò una fortunata 
              attività concertistica senza peraltro incontrare consensi alla sua 
              produzione.Nel '65 conobbe Wagner, importante riferimento nella 
              sua vita, e nel '68 divenne insegnante al Conservatorio di Vienna. 
              Brahms, verso la fine della sua vita ricevette una laurea "honoris 
              causa" dall'Università di Vienna e un appartamento al Belvedere 
              per volontà dell'imperatore Francesco Giuseppe, mentre cresceva 
              sempre di più l'interesse per la sua opera. Compose più di 30 
              pezzi per coro su testi liturgici, quasi tutti in latino, circa 30 
              brani corali profani senza accompagnamento in forma di Lied, e 
              circa 20 lavori profani (cantate o Lieder) per varie formazioni 
              vocali con strumenti.  
                Lied: 
                canzone popolare tedesca con testo di regola tedesco. Il 
                termine, che correntemente designa una composizione per canto e 
                pianoforte riferendosi soprattutto alla fioritura ottocentesca 
                del lide, può avere significati diversi secondo le varie fasi 
                della sua storia.   |  
            | 
              
              Buxtehude 
              Dietrich(1637 - 1707)
 
               | Nasce 
              nell'estremo sud dell'Holstein, allora sotto il dominio danese, 
              figlio di Johannes, anch'egli organista, che provvederà a 
              fornirgli l'educazione musicale. Nel 1660 viene assunto nella 
              chiesa di S. Maria a Helsingør rimane fino al 1667 quando viene 
              designato a sostituire il famoso organista della chiesa di S. 
              Maria a Lubecca Franz Tunder deceduto.  A 
              Lubecca, dove rimarrà fino alla morte sposa Anna Margaretha Tunder, 
              figlia del suo predecessore (atto, oltremodo, necessario per 
              ottenere l'ambito posto).  Tunder 
              era stato il fondatore delle "Abendmusiken", serate musicali 
              comprendenti cantate da eseguirsi in chiesa anche al di fuori 
              delle liturgie. Buxtehude proseguì nella tradizione e diede un 
              tale impulso e prestigio a questi concerti pubblici che lo stesso 
              J.S.Bach si recherà a Lubecca per poterlo ascoltare.  Le sue 
              composizioni spaziano dalla musica corale, da camera e, 
              naturalmente, per organo.    |  
            | 
              Byrd William(c. 1543-1623)
 | 
              compositore inglese (? 1543 - Stondon Massey, Essex 1623). Fu 
              organista presso la cattedrale di Lincoln e la Chapel Royal di 
              Elisabetta I d'Inghilterra e nel 1575 ottenne, insieme con T. 
              Tallis, il monopolio della stampa musicale in Inghilterra per un 
              periodo di 21 anni. Senza dubbio il massimo compositore inglese 
              del tardo '500 e del primo '600, Byrd non ebbe rivali nel campo 
              della musica sacra. In uno stile più vicino alla tradizione 
              fiamminga che non a quella italiana appaiono concepiti i 3 libri 
              di Cantiones sacrae (1575, 1589 e 1591; il primo contiene anche 
              composizioni di Tallis), i 2 di Gradualia (1605 e 1607) e le 3 
              messe, risalenti con ogni probabilità al periodo 1592-95 e 
              caratterizzate da un tessuto polifonico ricco e consistente. La 
              costante adesione alla fede cattolica non impedì a Byrd di 
              comporre musiche per il rito anglicano, come il Great Service (tra 
              le sue opere migliori), lo Short Service, una dozzina di full 
              anthems , 5 verse anthems e altro ancora. Tra le raccolte profane 
              si segnalano i volumi Psalmes, sonets,& songs of sadness and 
              pietie (1588; comprende composizioni su testi religiosi e morali 
              non destinate all'uso liturgico) e Songs of sundrie natures 
              (1589). Grande interesse riveste anche la produzione strumentale, 
              comprendente fantasie, variazioni, musiche di danza, brani 
              descrittivi per virginale e alcuni pezzi per consort di viole. |  
            | 
              Caccini Giulio(1550 ca -1618)
 | Caccini, 
              Giulio (1550 ca -1618) - compositore e cantante. Visse alla corte 
              medicea di Firenze. Membro della Camerata fiorentina, fu uno dei 
              principali rappresentanti dello stilo detto del "recitar 
              cantando". Con J. Peri collaborò nel 1600 alle musiche per 
              l'Euridice su testo di O. Rinuccini, che costituisce uno dei primi 
              modelli di melodramma. Altre composizioni: arie, madrigali, 
              canzoni, sonetti e scherzi in stile monodico. - Sua figlia 
              Francesca (detta la Cecchina) fu celebre cantante. |  
            | 
              
              Cara Marchetto(c. 1465-c. 1527)
 | (Verona 
              ca. 1465- Mantova ca. 1527). Compositore, liutista e cantore 
              italiano. Sembra si sia formato nella Scuola degli Accoliti della 
              città natale, dove entrò prima del 1482. Da una serie di documenti 
              ecclesiastici fatti conoscere da Paganuzzi, si apprende che Cara 
              fu avviato alla carriera clericale e che nel 1487 venne in 
              possesso di benefici nella chiesa collegiata degli Accolti per 
              rinunzia a suo favore dello zio Don Ludorisio Calabria, Già 
              rettore dei benefici stessi. E' anche probabile che, per 
              intercessione dello zio e dopo essere entrato in possesso del 
              primo beneficio, Cara divenisse Maestro degli Accorti. Un 
              documento mantovano del 1494 attesta la presenza di Cara a Mantova 
              presso la corte dei Gonzaga, ma sembra certo che in quel periodo 
              il musico vestisse ancora l'abito clericale poiché da un 
              successivo atto databile 1497 si apprende che Cara rinuncia a 
              favore del fratello Benedetto, pure sacerdote, ai suoi tre 
              benefici nella chiesa della collegiata e ad altri tre chiericati 
              nelle pievi di Roverchiara, Minerbe e Caprino, a favore del nipote 
              Battista Glauro. In questo periodo Cara doveva essersi allontanato 
              da Mantova poiché dal citato documento si desume fosse al servizio 
              del Cardinale Giovanni Colonna del quale è detto "suo famigliare". 
              Si trattò probabilmente di una breve parentesi dopo la quale Cara 
              tornò a Mantova ove si sposò con Anna Moraschi che accompagnò a 
              Verona per motivi di salute nel 1505. Nella sua città ritornò 
              ancora l'anno seguente per intercedere presso il Capitolo che 
              aveva condannato a 4 mesi di carcere il fratello Benedetto sotto 
              l'accusa di concubinato e trasgressione all'obbligo della 
              residenza. Visse quasi ininterrottamente a Mantova (si sposò una 
              seconda volta nel 1512 con una dama di corte), protetto dalla 
              marchesa Isabella d'Este, sposa di Francesco Gonzaga. Per incarico 
              della marchesa nel 1503 fu a Venezia in missione diplomatica, nel 
              1509-10 visitò il marchese Francesco allora prigioniero dei 
              veneziani e nel 1512 e 1513 fu, con il suo allievo Roberto 
              Avanzini, alla corte milanese di Massimiliano Sforza. Nel 1525 
              ottenne la cittadinanza mantovana. Sembra sia morto nel 1527.
               Della 
              sua produzione si conoscono 117 composizioni profane, in gran 
              parte frottole o affini (odi, strambotti ecc.) di cui circa 65 
              pubblicate nelle raccolte di O. Petrucci (1504- 1514, ammirevoli 
              per ricchezza e varietà melodica. Delle sue composizioni religiose 
              ci sono giunte 6 laudi e un Salve Regina a 3 voci. |  
            | 
              
              Carissimi, Giacomo (1605-1674)
 
               | 
              Contribuì in misura determinante alla definizione formale 
              dell'oratorio in latino. Nei suoi oratori (circa 200, fra cui
              Jephte) utilizzò con senso drammatico l'articolazione del 
              genere (recitativi e ariosi, episodi corali e solistici, duetti, 
              terzetti, interventi strumentali) conferendo respiro epico alle 
              vicende bibliche e verità psicologica ai personaggi. Suoi allievi 
              diffusero l'oratorio in Germania e in Francia.Carissimi compose circa 200 oratori 
              e mottetti, otto messe ed oltre 200 cantate, ed altra musica sacra 
              e profana. Emerse in particolare nell'oratorio, del quale stabilì 
              la struttura: questa prevede i personaggi, lo storico (narratore) 
              ed il coro, che ricopre via via il ruolo della folla, degli 
              eserciti... Della sua produzione, l'oratorio più celebre del 
              Carissimi è probabilmente il Jepthe.
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            | 
              
              Certon, 
              Pierre(c.1510 - 1572)
 | Il 
              compositore francese lovorò come cancelliere a Notre Dame di 
              Parigi dal 1529; assunse lo stesso incarico a Sainte-Chapelle nel 
              1532. Nel 1536 divenne maestro del coro presso la stessa cappella, 
              ruolo che svolse fino alla morte. Tra i suoi amici più cari vi fu 
              Claude de Sermisy, alla cui morte nel 1562 Certon compose una 
              lamentazione modellata su quella che Josquin des Prez scrisse in 
              onore di Ockeghem. 
 Di Certon restano lavori sacri, tutti pubblicati, tra cui 8 messe, 
              tre movimenti di una messa incompiuta, un Magnificat, più di 40 
              mottetti e molti altri canti sacri. La maggior parte delle sue 
              composizioni, tuttavia, sono i canti secolari, 285 brani, 100 dei 
              quali pubblicati in due libri dedicati esclusivamente a Certon e 
              gli altri in varie antologie.
 
 Le sue ultime opere contribuirono in maniera sostanziale alla 
              trasformazione stilistica della 'chanson' nell'ultimo quarto del 
              XVI secolo.
 
 |  
            | 
              Croce, Giovanni(1557-1609)
 | 
              Compositore, detto Il Chiozzotto 
              (Chioggia 1557 - Venezia 1609). Sacerdote e allievo di G. Zarlino, 
              fu dal 1565 cantore in S. Marco a Venezia, divenendo in seguito 
              vicemaestro di cappella (1595) e maestro (1603). Fu uno dei più 
              notevoli esponenti della scuola polifonica veneziana, nell'ambito 
              della quale si colloca tutta la sua vasta produzione sacra 
              (mottetti, messe, lamentazioni ecc., 14 libri complessivamente). 
              La sua produzione profana (Mascarate piacevoli e ridicolose, 
              1590; Triaca musicale, 1595; 4 libri di madrigali e 2 di 
              canzonette) mostra un fresco gusto del realismo e della 
              caricatura, reso con vivaci procedimenti polifonici e frequenti 
              omoritmie.
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            | 
              
              Del Encina, Juan(1468-1529)
 | 
              
              (Salamanca 1468- Leòn 1529). Poeta, drammaturgo e musicista 
              spagnolo probabilmente studiò all'università di Salamanca. Fu a 
              servizio dei Duchi d'Alba. Tentò vanamente di entrare nel coro di 
              cappella della cattedrale, incarico che ottenne a Roma sotto il 
              papato di Leone X.Fu nominato sacerdote nel 1519.
 La sua opera comprende composizioni di carattere sacro (eglosas 
              de Navidad, de la Pasiòn y Resurrecciòn...) 
              e composizioni di carattere profano, nelle quali la metrica e lo 
              stile si fanno più ricercati.
 Tra le composizioni di carattere profano ricordiamo 
              Egloga de Fileno, Zambardo y Cardonio, Plàcida y Victoriano, 
              Cristino y Febea.
 Del Encina scrisse anche 62 composizioni che comprendono 
              canciones, romances, 
              villancicos, églogas, cantatas, 
              contenute nel 
              Cancionero Musical de Palacio.
 
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            | 
              
              de La Rue Pierre 
              
              (c. 1460-1518)
 | 
              Il compositore franco-fiammingo 
              Pierre de La Rue nacque, probabilmente a Tournai (Borgogna) 
              intorno al 1460 e studiò a Gand intorno al 1480. Dal 1482 al 1485 
              lo troviamo in Italia, ma di questo suo soggiorno abbiamo scarse 
              notizie, mentre fra il 1489 ed il 1492 svolse attività di tenore e 
              cantore-compositore, come risulta da documenti conservati negli 
              archivi della Confraternita di Nostra Signora di Hertogenbosch.
               
              In seguito fu compositore alla 
              corte di Bruxelles-Malines, mentre, tra il 1501 ed il 1506, in due 
              riprese, si recò in Spagna al seguito di Filippo il Bello. Tornato 
              nelle Fiandre, rimase alla corte dei Borgogna-Asburgo servendo, in 
              successione, Filippo il Bello (re di Castiglia), Giovanna di 
              Spagna, Margherita d’Austria (reggente dei Paesi Bassi) ed infine 
              il giovane Arciduca Carlo, il futuro Carlo V.  
              Nel 1505 fu nominato canonico 
              della collegiata di Courtrai, dove si stabilì solo nel 1516, una 
              volta lasciata la sua residenza di Termonde, e lì terminò i suoi 
              giorni nel 1518.  
              Pierre de La Rue ha lasciato una 
              produzione, rivolta in particolare a composizioni sacre, che 
              comprende trenta messe, sette messe incompiute, 24 mottetti e 37 
              chansons.  
              Soprattutto alcune delle sue 
              messe contribuirono a renderlo famoso, a partire dai primi anni 
              del Cinquecento ed il suo astro è giunto indenne fino ai nostri 
              giorni poichè, pur conoscendo periodi di luci e di ombre, è 
              periodicamente tornato alla ribalta nei secoli successivi alla sua 
              dipartita, potendo contare sempre su nuovi estimatori. 
               
              Due delle composizioni più 
              famose, la “Missa de Septem Doloribus Beatissime Marie Virginis” e 
              la “Missa Pascale”, insieme ai mottetti “Pater de Caelis, Deum” 
              (di attribuzione non certa) e “Vexilla Regis/Passio Domini” sono 
              stati incisi qualche tempo fa dalla Naxos.  
              La notorietà delle due messe si 
              deve al fatto che esse appartengono ad una serie di composizioni, 
              più volte stampate in edizioni di lusso, che gli Asburgo 
              regalavano agli altri potenti dell’epoca con lo scopo di 
              diffondere la buona musica e nel contempo affermare il loro 
              prestigio in campo artistico.  
              La presenza di diverse copie 
              facilita sicuramente l’opera degli esecutori, che devono comunque 
              fare i conti con le differenze che si riscontrano fra i vari 
              manoscritti relativi alla medesima composizione. 
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            | 
              Des
              Prés, Josquin (circa 1440-1521)
 
 
  | Compositore
              (Beaurevoir 1440 ca - Condé-sur-l'Escaut 1521 ca). Dopo essere
              stato cantore al Duomo di Milano, entrò nella cappella pontificia
              e nel 1499 divenne a Ferrara direttore della cappella di Ercole I
              d'Este. Ritornò poi in Francia alla corte di Luigi XII. In
              seguito si trasferì a Bruxelles, dove fu nominato canonico di
              Santa Gudula. Fu uno dei musicisti più noti del suo tempo:
              compose 18 messe, oltre 80 mottetto e circa 70 composizioni
              profane. Di alto livello la sua produzione sacra.
               L’opera 
              compositiva di Desprez rappresenta il punto d’incontro fra la 
              perfezione del contrappunto fiammingo e la nascente sensibilità 
              armonica tipicamente italiana.L’opera di Desprez rappresenta il superamento della tipica 
              mentalità quattrocentesca, secondo la quale la musica doveva 
              rimanere assolutamente soggiogata alla parola cui si riferiva, 
              senza vivere dunque di un movimento proprio.
 Se è vero che in Ockeghem si tenta ancora di separare il mondo 
              sacro da quello temporale, è altrettanto vero che in Desprez i due 
              mondi si fondono, l’un l’altro, e si arricchiscono attraverso un 
              processo di osmosi che porterà allo sviluppo della forma della 
              chanson, ovvero di una forma nella quale la voce superiore è 
              dominante sulle altre, e gradualmente si libera dalle costrizioni 
              rigorosamente contrappuntistiche e polifoniche.
 Questo significa semplicemente che nella produzione di Desprez il 
              concetto di canto si emancipa e si evolve, come in pochi altri 
              suoi contemporanei.
 Tra la sua produzione di Messe, è assolutamente da menzionare 
              quella sull’"Homme armè", o quella titolata "La sol fa re mi": ma 
              le composizioni di Desprez sarebbero tutte da rammentare, per la 
              bellezza e per l’importanza avuta nello sviluppo della musica di 
              quel secolo.
 Rimane egli dunque una delle massime figure di quel periodo, e una 
              delle personalità più forti di tutta la storia della musica.
 
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            | 
              Di
              Lasso, Orlando (1532-1594)
 
 
  | Compositore
              fiammingo (1532 ca-1594). Nel 1544 entrò al servizio di
              Ferdinando Gonzaga con il quale viaggiò molto in Francia e
              Italia. Più tardi divenne maestro di cappella a San Giovanni in
              Laterano a Roma, fu così che conobbe Palestrina. Rientrato in
              Fiandra, pubblicò le sue prime raccolte di mottetti e madrigali.
              Nell'anno 1556 divenne tenore e quindi maestro di cappella alla
              corte del duca Alberto V di Monaco. Di questo periodo sono i
              famosi "Psalmi poenitentiales". In qualità di maestro
              di cappella ebbe modo di visitare l'Europa, diventando ben presto
              famoso. Rifiutò le proposte provenienti dalle corti europee per
              rimanere alla corte bavarese fino alla morte. Certo la tradizione
              musicale italiana e la cultura umanistica lo influenzarono
              significativamente, ma non dimenticò mai i compositori
              fiamminghi. 
 Fu senza dubbio uno dei maggiori maestri della
              polifonia cinquecentesca, di raffinata versatilità e abilità.
              Compose musica sacra, madrigali profani e religiosi, chansons e
              lieder.
 Lassus - uno dei più prolifici e 
              versatili compositori del XVI secolo - scrisse oltre 2000 lavori 
              di tutti i generi, ivi incluse messe, mottetti, salmi, inni, 
              passioni e altri brani secolari, in italiano, francese e tedesco.
 Molte delle Messe erano composizioni basate su precedenti lavori - 
              mottetti, canzoni o madrigali - suoi o di altri compositori; 
              inusuale è il numero di "magnificat" da lui usato nelle sue opere.
 I suoi mottetti comprendono brani a scopo didattico, brani scritti 
              per cerimonie (o comunque occasionali), raccolte di testi classici 
              (per esempio le "Prophetiae Sibyllarum"), interventi liturgici 
              (offertori, antifone, salmi, come per esempio i "Psalmi 
              poenitentiales" del 1584) e brani commissionati da privati.
 Pubblicò cinque grandi volumi di musica sacra sotto il titolo di "Patrocinium 
              musices" (1573-6), e dopo la sua morte i figli realizzarono 
              un’altra raccolta col titolo "Magnum opus musicum", nel 1604.
 La sua produzione secolare rivela uno sguardo cosmopolita 
              caratterizzato da molti gusti: dai madrigali derivati dalle "villanellas" 
              ("Matrona mia cara"), ai sonetti altamente espressivi ("Occhi, 
              piangete"); alle "chansons" costruite su schema del mottetto, sino 
              ai "lieder" in lingua tedesca, ove anch’essi risultano intrisi di 
              sacralità, simili a inni religiosi.
 La sua capacità e 
              versatilità, lo pongono ai vertici di tutta la musica 
              rinascimentale.
 |  
            | 
              
              Donato Baldassarre(c. 1530-1603)
 | 
              compositore e organista (? ca 1530 - 
              Venezia 1603?). Fu musico e cantore in San Marco a Venezia verso 
              il 1550, divenendo poi maestro della piccola cappella (1562-65). 
              Nel 1580 ebbe l'incarico di maestro di canto nel nuovo Seminario 
              Gregoriano in San Marco. Nel 1590 succedette a G. Zarlino come 
              maestro di cappella della basilica Tra le sue opere ebbero molto 
              successo le villanelle, pubblicate in una raccolta del 1550 (in 
              particolare La canzon della Gallina). Originali sono anche i suoi 
              madrigali (2 libri, 1553 e 1568), specialmente quelli in forma di 
              dialogo. Più legati allo stile antico sono i mottetti a 5-6 voci 
              (1599). 
             |  
            | 
              
              Fauré Gabriel(1845-1924)
 
               | 
              Nel 1853 fu ammesso gratuitamente, 
              grazie alle sue attitudini speciali, alla Scuola Niedermeyer di 
              Parigi, dove rimase fino al '65 studiando anche con
              Saint-Saens. Fu poi organista in diverse chiese della città, sostituendo anche 
              Widor a Saint-Sulpice.
 Nel '77 fu nominato maestro di cappella alla Madeleine dove, nel 
              '96, divenne organista titolare. Nello stesso anno fu nominato 
              insegnante di composizione al Conservatorio, in sostituzione di 
              Massenet.
 Nel 1903 cominciò a collaborare con "Le Figaro" per la critica 
              musicale e 2 anni più tardi ottenne la direzione del 
              Conservatorio, che mantenne fino al 1919.
 Negli ultimi anni soffrì di disturbi all'udito che lo portarono 
              alla sordità completa.
 Scrisse 2 Opere, musiche di scena, pagine religiose, vocali, 
              pianistiche, un Requiem, una Fantasia e una Ballata per pianoforte 
              e orchestra.
 Il musicista francese fu tutt'altro che retorico, e portato per 
              carattere a velare quasi sempre il sentimento con la riservatezza. 
              Il linguaggio caratteristico di Fauré è imbevuto d'un romanticismo 
              raffinato, ricco di nuances: a volte sommesso e malinconico, a 
              volte leggero, vibratile e intessuto di nobile lirismo.
 Isolato e schivo sia come artista sia come uomo, Fauré è un 
              protagonista a tutto tondo della rinascita strumentale francese e 
              si proietta nel '900 con l'economia del mezzo espressivo, con una 
              semplicità di atteggiamento profonda e meditata, che via via si 
              spoglia della componente manieristica e sentimentale, mirando 
              sempre più a un'ideale essenzialità. La sua opera esprime un 
              pensiero musicale estremamente sofisticato, in una dimensione 
              dominata dalle allusioni, dall'aristocratica contemplazione, da un 
              lirismo sovente tenue, arioso, mai decorativo.
 Nella sua musica si coglie insomma un senso spiccato di 
              essenzialità tendente a diventare messaggio morale ed etico. Al di 
              là, quindi, del presunto ermetismo di Fauré, che si esprime 
              nell'uso antitradizionale dei materiali armonici e melodici di 
              derivazione ottocentesca, e nelle straordinarie incantate 
              atmosfere che ne risultano, d'artigianato minuziosissimo.
 
 
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            | 
              Franck, Cesar(1822-1890)
 
               | 
              Musicista francese avviato alla carriera concertistica dal padre 
              ancora in tenera età. Da piccolo genio diventa grande pianista, 
              virtuoso organista e insigne maestro di cappella a Sainte 
              Clotilde. Nel 1860 eredita la cattedra d’ organo al conservatorio 
              parigino, dove fu talmente grande da gettare le basi della moderna 
              scuola organistica francese. Si dedicò anche alla composizione 
              lasciandoci pagine per musica corale, sinfonica, da camera, 
              organistica e pianistica. La sua musica è forse diseguale ma 
              spesso raggiunge momenti di grande intensità; ad una aspirazione 
              classica si sovrappone una spiritualità combattuta tra misticismo 
              e passione. Panis Angelicus è una composizione pere voce solista e 
              coro dove l’ idea della spiritualità diventa tutt’uno con l’ 
              impasto armonico. 
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              Frescobaldi 
              Girolamo(1583-1643)
 | Nacque 
              a Ferrara nel 1583: a vent'anni si trasferì a Roma, dove nel 1607 
              divenne organista della chiesa di Santa Maria in Trastevere. Passò 
              poi alla Cappella Giulia della Basilica di San Pietro: a parte 
              alcuni viaggi a Mantova, Firenze e nelle Fiandre, visse sempre a 
              Roma, dove morì il primo marzo del 1643. Di Frescobaldi si dice 
              che abbia attirato circa tremila ascoltatori nel suo primo 
              concerto in S. Pietro: dotato di grande fantasia e tecnica, 
              compose due libri di Toccate e Partite, due libri di Canzoni, 
              Ricercari et Canzoni francesi, capricci, i Fiori musicali e varie 
              Messe per organo: diede un assetto definitivo a forme strumentali 
              come appunto la Toccata, assetto che verrà ripreso dagli autori 
              degli anni successivi. |  
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              Forster,
              Georg (c. 1510-1568)
 | Editore
              musicale e compositore tedesco (Amberg, Franconia ca 1510 -
              Norimberga 1568). Pubblicò a Norimberga, dove si stabilì nel
              1547, 5 raccolte di Lieder tedeschi di autori diversi e un volume
              di mottetti e di musica sacra, includendovi anche proprie
              composizioni.
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              Gabrieli, Andrea(1510-1586)
 | Andrea Gabrieli (1510-1586), uno dei 
              maggiori musicisti del tardo rinascimento, fu discepolo di Adriaan 
              Willaert, cantando nel coro della Basilica di San Marco a Venezia: 
              divenne organista della stessa basilica nel 1564. Fu poi designato 
              compositore ufficiale della Repubblica veneta: scrisse musica 
              sacra e profana, tra cui i sette Psalmi davidici, quattro 
              messe a 6 voci e ben 250 madrigali, da 3 a 12 voci. 
 |  
            | Gabrieli, 
              Giovanni (1557-1612)
 
 
  
 | Giovanni Gabrieli era nipote di 
              Andrea: nato nel 1557, fu allievo di Andrea e suo successore in 
              San Marco, ed è il più importante esponente della scuola veneziana 
              del '500: fra le sue composizioni (che presentano tendenze al 
              barocco) possiamo ricordare la raccolta dei Concerti, 
              contenente anche opere dello zio Andrea, le Sacrae Symphoniae 
              e e Canzoni et Sonate: è identificato come il primo 
              compositore dell'epoca moderna, grazie alle novità ritmiche e 
              timbriche, spesso contrastanti con i tempi correnti: tra le altre 
              cose sviluppò lo stile policorale, e le combinazioni di voci e 
              strumenti. 
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            | Galilei, 
              Vincenzo (1520 ca – 1591)
 | Umanista, compositore e teorico 
              della musica. Padre di Galileo. Studio’ a Venezia con G. Zarlino e 
              visse a Firenze, ove fu accademico della Crusca e una delle figure 
              dominanti nel geruppo della Camerata fiorentina. Della sua 
              produzione ci restano 2 libri madrigali, intavolature e altri 
              pezzi per liuto. E’ perduta inceve una musica sul testo del XXXIII 
              canto dell' Inferno dantesco. Di grande importanza sono le 
              opere teoriche, tra cui Fronimo, sulle intavolature per 
              liuto (1568), Dialogo della musica antica et della 
              moderna (1581) che teorizza i principi estetici della Camera 
              fiorentina, e fornisce preziose notizie sulla pratica musicale del 
              tempo. 
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            | Gastoldi, 
              Giovanni Giacomo 
              (1555 ca –1622) | Fu maestro di cappella della chiesa 
              di S. Barbara di Mantova, poi quello di cappella nel duomo di 
              Milano. Autore di musica profana (fra cui 4 libri di madrigali a 5 
              voci e a 6 voci) e sacra (messe, mottetti, salmi, ecc.). G. e’ 
              passato alla storia per un libro di Balletti a 5 voci (Venezia, 
              1591). Concepiti in stile di danza (per voci e strumenti), tali 
              balletti si diffusero anche all’estero, specie in Inghilterra e 
              Germania, dando vita a un genere superficiale ma non privo di 
              grazia. 
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            | 
              Gesualdo,
              Carlo (c. 1561 - 1613)
 
 
  | Principe
              di Venosa, compositore (Napoli ca 1560-1613), nipote per parte di
              madre di Carlo Borromeo. Formatosi alla scuola di qualche maestro
              napoletano che frequentava la casa del padre, con il trasferimento
              alla corte di Ferrara Gesualdo varcò la soglia dell’accademia
              musicale più aristocratica ed esclusiva del Rinascimento, dove
              operavano T. Tasso, G. B. Guarini, L. Luzzaschi e G. de Wert.
              Compositore estroso e personalissimo, scrisse 6 libri di madrigali
              a 5 voci (i primi quattro pubblicati a ferrara tra il 1594 e il
              1596, gli ultimi due a Gesualdo, vicino a Napoli, nel 1611), 2
              libri di mottetti e uno di responsori, più alcuni madrigali a 6
              voci pubblicati nel 1626 da M. Efrem e le canzonette a 5 che Nenna
              incluse nel suo Ottavo Libro di Madrigali (1628). Ciò
              che caratterizza i madrigali di Gesualdo è un atteggiamento
              espressionistico che si manifesta attraverso la continua
              alternanza di ombre e luci, di contorcimenti cromatici, di salti
              melodici dissonanti e di successioni accordali audaci e
              imprevedibili, cui il compositore affida il compito di svelare l’ineffabilità
              del dolore, della speranza o della gioia. In ogni caso il
              risultato fonico resta sorprendente, sottolineato com’è da uno
              stile vocale declamatorio che si discosta tanto dall’esperienza
              precedente di un L. Marenzio, quanto dal suo contemporaneo C.
              Monteverdi.
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              Händel Georg Friedrich (Halle (D)1685- Londra 1759)
 
                 | Georg Friedrich Händel nasce ad 
              Halle, in Sassonia, il 23 febbraio 1685, lo stesso anno dell'altro 
              grande musicista tedesco Johann Sebastian Bach. Avviato dal padre agli studi di legge il giovane Händel, tuttavia, 
              rimane legato al mondo della musica seguendo, dal 1693 al 1696 le 
              lezioni di Zachow, organista alla LIebfranenkirche. Nel 1697 
              ottiene l'incarico di aiuto organista nella orchestra della 
              cattedrale di Brandeburgo, città dove il padre svolgeva il 
              mestiere di cerusico, ottenendo  nel 1702 la nomina a primo 
              organista. Nello stesso anno si iscrive ai corsi Universitari 
              della sua città ma nel 1703 si sposta ad Amburgo entrando a far 
              parte, come violinista, dell'orchestra di Reinhard Keiser 
              musicista che si proponeva di fondare l'opera nazionale tedesca.
 L'8 gennnaio 1705 presenta la sua prima opera Almira, il 25 
              febbraio dello stesso anno rappresenta l'opera (perduta) Nero.
 Nel 1706 partì per l'Italia, rimanendovi tre anni, visitando 
              Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
 Agli inizi del 1707 risale il suo arrivo a Roma dove soggiornerà 
              presso le dimore di alti personaggi della corte pontificia ed 
              entrando in contatto con alcuni artisti appartenenti all'accademia 
              dell'Arcadia. Queste influenze lo porteranno a scrivere alcune 
              cantate quali Apollo e Dafne, Aci e Galatea e 
              Polifemo.
 Nel 1707 a palazzo Ottoboni viene eseguito Il trionfo del 
              tempo e del disinganno, commissionata dal cardinale Pamphili, 
              e diretta da Arcangelo Corelli che, nella pasqua *del 1708 a 
              palazzo Ruspoli dirigerà anche La resurrezione.
 Nel 1709 a Venezia scrive, su libretto di Vincenzo Grimani, l'Agrippina 
              che sancisce la consacrazione di Händel come operista di eccelso 
              valore.
 Nel 1710 divenne Kapelmeister alla corte di Hannover. Nello 
              stesso anno visita, per la prima volta Londra dove il 24 febbraio 
              1711 rappresenta  il Rinaldo ottenendo un clamoroso 
              successo. Era l'inizio di un'attività di operista che durerà 
              trent'anni producendo trentadue opere.
 Nel 1713 si stabilisce definitivamente nella capitale Inglese.
 L'anno seguente, viene eletto re d'Inghilterra Giorgio I l'ex 
              elettore di Hannover presso cui aveva prestato la sua opera negli 
              anni precedenti. Tranne alcuni viaggi nella sua terra natale, 
              Händel rimane per tutto il resto della sua vita in Inghilterra 
              diventando uno dei principali personaggi della musica 
              d'oltremanica. Viene nominato capo della Royal Academy facendo 
              rappresentare con successo opere e balli al Covent Garden e al 
              King's Theatre.
 Nel 1733 rappresenta due oratori Deborah e Athalia. Dal 
              1741 si dedica completamente alle composizioni sacre, 
              principalmente agli oratori producendone, dal 1739 al 1752 ben 
              quattordici tra cui Israel in Egypt e il Messiah 
              rappresentato a Dublino nell'aprile 1742. Nel frattempo si 
              trasferisce, per un soggiorno di otto mesi, in Irlanda. Dal 1751, 
              quasi completamente cieco, è costretto, per comporre, a dettare le 
              sue opere agli amici più fidati.
 
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            | 
              
              Hassler, 
              Hans Leo(1564-1612)
 
               | 
              (Norimberga 1564- Francoforte 1612). 
              Esponente di spicco di una famiglia di organisti attivi tra '500 e 
              '600. Fu allievo nel 1584 di A. Gabrieli a Venezia. Dopo il 
              rientro in Germania operò come organista ad Augusta, a Norimberga 
              e alla corte di Dresda. Scrisse una dozzina di raccolte 
              comprendenti madrigali, canzonette e mottetti. La sua opera 
              inizialmente è fortemente influenzata dallo stile di O. Lasso, poi 
              da quello veneziano. La sua opera rappresenta un momento 
              importante della diffusione dello stile italiano in Germania.
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            | 
              
              Ingegneri, 
              Marco Antonio(1547 ca – 1592)
 | 
              Compositore di madrigali, canzoni 
              strumentali, musica sacra. Maestro di Monteverdi. |  
            | 
              
              Janequin Clément (c.1485-1558)
 
                | 
              La vita di Clément Janequin, 
              illustre nel suo tempo e glorificato dai poeti, è del tutto 
              sconosciuta. Tuttavia le sue composizione giunte fino a noi sono 
              molto importanti in quanto a caratteristiche e diversità.
 La sua estrema sicurezza ritmica ed il suo senso del pittoresco ne 
              fanno il creatore della musica descrittiva. Con lui la 'chanson' 
              assume vaste proporzioni e si arricchisce di armonie brillanti e 
              colorate. La sua "Bataille de Marignan" si presenta come un ampio 
              affresco vocale nel quale si distinguono con dissonante realismo 
              le asprezze dei suoni umani. "Le Siège de Metz" e la "Prise de 
              Boulogne" mostrano le stesse qualità. Al genere umoristico 
              appartengono "Les Cris de Paris" e "Le Caquet des Femmes". 
              Dall'osservazione della natura, fatto nuovo nella musica, scaturì 
              il famoso "Chant des Oiseaux", pieno di poesia.
 
 Il successo delle sue chansons a tema si estese ben presto a tutta 
              l'Europa. L’influenza della scrittura di Jannequin, molto forte 
              sui suoi contemporanei, si esercitò anche sui madrigalisti 
              italiani.
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            | 
              Kodály,
              Zoltán (1882-1967)
 
  | Compositore
              ed etnomusicologo ungherese (Kecskmeét 1882 - Budapest 1967).
              Compiuti gli studi superiori al conservatorio di Budapest, nel
              1906 si laureò in lingua e letteratura ungherese e tedesca con
              una tesi sulla Struttura strofica della canzone popolare
              ungherese. Si perfezionò poi a Berlino e a Parigi, dove conobbe
              la musica di C. Debussy che, dopo la musica popolare ungherese,
              esercitò il maggiore influsso sul suo esordio di compositore. Dal
              1905 si dedicò, per circa vent’anni, alla raccolta della musica
              popolare ungherese, dapprima da solo e dal 1906 in compagnia di B.
              Bartók (nella sua a Bartók il poeta G. Illyés li chiama ‘i
              due grandi gemelli’). Frutto di tale attività è soprattutto la
              monumentale elaborazione scientifica Corpus Musicae Popularis
              Hungaricae, pubblicata dall’Accademia d’Ungheria (8 voll.,
              1951-73). Come compositore Kodály esordì con pezzi pianistici e,
              insieme con Bartók, con l’ed. di Venti canti popolari ungheresi
              (1906) per voce e pianoforte, armonizzati in un contesto nongià
              tonale, ma pentatonico e modale. Analoghi criteri di composizione
              Kodály seguì anche nei suoi pezzo orchestrali e corali a più
              largo respiro, come lo Psalmus Hungaricus, per tenore, coro misto
              e orchestra, scritto per il 50 ° anniversario della riunione di
              Pest a Buda (1923), il ‘Singspiel’ Háyy János (1926), il Te
              Deum di Budavár, le Danze di Galánta (1934), le Variazioni su un
              canto popolare (dette anche Variazioni del Pavone, 1938-39), La di
              Cinka Panna (1948), la Sinfonia (1962). Gli si devono anche l’opera
              La filanda magiara (1932), numerose composizioni da camera (fra
              cui 2 quartetti opp. 2 e 10, una Sonata per violoncello solo op.
              8, un Duo per violino e violoncello op. 7) e soprattutto di musica
              corale. Fautore della diffusione dell’educazione musicale,
              Kodály cercò di allargarne gli orizzonti, facendola iniziare
              nella scuola materna e nella scuola elementare, ricercando il
              passato musicale comune dei popoli ungrofinnici, spostando la
              cultura musicale ungherese, prevalentemente monodica, verso la
              coralità. Fondamento dell’insegnamento kodalyano della musica
              sono i 4 fascicoli delle Bicinia Hungarica(1937-42).
             |  
            | 
              
              Liszt Franz(1811-1886)
 
               | 
              Nato a Raiding nel 1811, si affermò 
              come il più grande pianista del suo tempo, grazie ad un 
              virtuosismo senza confronti. Si esibì con successo anche come 
              direttore d'orchestra di opere sinfoniche e teatrali. Dopo una 
              vita avventurosa che lo vide al centro del bel mondo europeo, fu 
              chiamato ad una vita consacrata: prese gli ordini minori e divenne 
              abate. Nel marzo del 1836 iniziò un giro in varie capitali, per 
              assistere a concerti celebrativi dei suoi 75 anni. In luglio, 
              recatosi a Bayreuth per le rappresentazioni wagneriane, lì morì di 
              polmonite.Alla produzione organistica ed ai brani pianistici di ispirazione 
              religiosa si affiancano alcune composizioni corali in cui si 
              riflettono il rapporto di Liszt con l'avvenimento cristiano. Sono 
              preghiere alla Madonna, a Cristo, inni ai Santi che l'autore 
              sentiva più vicini, composizioni d'occasione, momenti, insomma, in 
              cui Liszt è teso a comunicare il desiderio e la domanda nei 
              confronti di una Presenza sperimentata come compagnia quotidiana, 
              risposta alle sue attese ed alle attese di ogni uomo nelle vicende 
              della vita in tutti i suoi aspetti.
 |  
            | 
              Lotti,
              Antonio (1666-1749)
 | Compositore
              e organista (Venezia o Hannover 1666 - Venezia 1749). Figlio di
              Matteo, maestro di cappella alla corte di Hannover, fu allievo di
              G. Legrenzi; nel 1687 entrò nella cappella di S. Marco, dove fu
              prima cantore, poi organista. Attivo come operista sulle scene
              veneziane, dal 1717 al 1719 fu maestro presso la corte diDresda,
              dove fu in rapporti con J. S. Bach (che ebbe per lui grande
              ammirazione) e con F. F. Händel. Tornato a Venezia, si dedicò
              esclusivamente alla composizione di musica sacra; nel 1736 fu
              eletto maestro di cappella in S. Marco. Ebbe numerosi allievi, tra
              i quali B. Marcello, D. Alberti, F. Gasparini. B. Galuppi, G. B.
              Pescetti. La sua abbondante produzione teatrale (una trentina di
              lavori, rappresentati fra il 1692 e il 1719), si segnala per la
              forza drammatica e la complessità della scrittura, aderente agli
              ideali del barocco. Giustamente celebrata è la sua musica sacra
              comprendente brani famosi, come il Miserere a 4 voci (1733; ma ne
              scrisse altri 7) e organo, il Crucifixus a 10 voci, 3 messe.
              Minore interesse presentano i suoi oratori (6) e le sue
              composizioni vocali da camera (71 cantate e numerose arie fra cui
              è celebre Pur dicesti bocca bella).
             |  
            | 
              Marenzio,
              Luca (1553 o 1554 - 1599)
 
 
  | Compositore
              italiano (Coccaglio 1553-Roma 1599), probabilmente allievo di
              Ingegneri e A. Gabrieli. Dal 1579 al 1586 fu a Roma, a servizio
              del cardinale d'Este; si spostò quindi a Firenze, alla corte dei 
              Medici, frequentando i musicisti della Camerata dei Bardi. La fama 
              di Marenzio è essenzialmente legata alla sua produzione
              madrigalistica, che 
              rappresenta un momento culminante nella fase più matura e 
              raffinata del madrigale. In essa l'impiego magistrale della più 
              ricca e complessa scrittura 
              contrappuntistica cinquecentesca è posto al servizio di 
              un'attenta ricerca espressiva, di un'invenzione estremamente varia 
              e sciolta, sostanzialmente mantenuta all'interno di un'ispirazione 
              legata agli equilibri rinascimentali: in tal senso Marenzio si 
              differenzia dagli altri maggiori madrigalisti della sua età ed è 
              estraneo alle febbrili ricerche di Carlo 
              Gesualdo di Venosa (e alle sue più intense sperimentazioni 
              cromatiche) e all'interesse di Claudio 
              Monteverdi per il nuovo linguaggio
              monodico.  La sua
              produzione comprende più di 200 madrigali a 4, 5, 6 voci, 5 libri
              di "Villanelle ed arie alla napoletana" (115 pezzi); per
              il repertorio sacro, compose un libro di mottetti a 4 voci e una
              messa a 8 voci.
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            | 
              
              Mendelssohn, Frederick B.  
              (1809-1847)
 
 | 
              Compositore tedesco, poco più che decenne scrisse le prime 
              composizioni fra cui piccole opere. Proveniente da famiglia 
              ebraica facoltosa e molto colta che aveva abbracciato il 
              protestantesimo e che per distinguersi dagli altri Mendelssohn 
              aggiunge al proprio cognome Bartoldy. Studiò con vari insegnanti e 
              cominciò a viaggiare ed a comporre. Iniziò nel 1826 una brillante 
              carriera di direttore d’orchestra a Berlino che lo portò alla 
              riesumazione della Passione secondo S. Matteo che si può dire dia 
              il via alla rinascita Backiana. Fu fra i fondatori del 
              conservatorio di Lipsia. La sua vasta produzione abbraccia tutti i 
              generi musicali. Artista enigmatico, nasconde il tormento di una 
              natura insoddisfatta conscia della grande trasformazione che il 
              romanticismo stava operando e incapace di arginare gli eccessi. Il 
              suo ideale di musica classicamente distaccata lo costringe a 
              voltarsi verso il passato che rivede con profonda emozione. 
              
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            | 
              Monteverdi,
              Claudio (1567-1643)
 
               | Musicista
              (Cremona 1567-Lavinio Lido d'Enea 1643), allievo di M. A.
              Ingegneri, fu maestro di cappella del duca di Mantova, poi della
              Basilica di S. Marco in Venezia. Innovatore della musica
              polifonica, nei molti madrigali, introdusse il recitativo,
              trasformò arditamente la tonalità, orientando il madrigale verso
              la Cantata e l'Aria. Ma soprattutto nella storia della musica egli
              è il vero creatore del melodramma, iniziato dalla Camerata
              fiorentina. Con l' "Orfeo" l'arte di M. dà l'avvio al
              melodramma, in esso, svincolandosi dalla parola, la musica sale a
              esprimere i sentimenti e le passioni, prende sviluppo il
              recitativo, alcuni strumenti assumono la voce di certi personaggi,
              ecc. Tra le altre opere, notevoli "L'incoronazione di Poppea",
              primo esempio di opera a soggetto storico, e l'
              "Arianna", di cui resta solo il «lamento». Nella produzione sacra di Monteverdi 
              è possibile distinguere tra musica liturgica vera e propria, ov'egli 
              si mostra rispettoso della 
              polifonia cinquecentesca, e musica religiosa di ispirazione 
              libera, nella quale lascia espandersi il suo temperamento di 
              innovatore: nei mottetti solistici e nei duetti, introduce il 
              recitativo, dispiega una melodia genialmente espressiva e ricerca 
              una perfetta coesione tra musica e parola. I mottetti a una voce 
              sono vere arie su testo sacro.
 Monteverdi aprì la via alla cantata morale e spirituale, e i suoi 
              Vespri della Beata Vergine, il Magnificat, con l'impiego del 
              cantus firmus gregoriano, dei soli, dei cori fugati, di elementi 
              di litanie, dello stile concertante, costituiscono capolavori 
              preannuncianti la grande musica sacra del Seicento e del 
              Settecento.
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            | 
              
              Morales Cristòbal de(c.1500-1553)
 | 
              compositore spagnolo (Siviglia ca 
              1500 - Málaga 1553). Divenne sacerdote (1525) e quindi maestro di 
              cappella della cattedrale di Avila (1526-28). Nel 1531 venne in 
              Italia e dal 1535 al 1545 fu cantore della cappella pontificia. 
              Tornò quindi in Spagna, dove fu maestro di cappella a Toledo 
              (1545-47), Siviglia e Málaga (1551). Di Morales si conoscono 22 
              messe (e altri frammenti di messe), 91 mottetti, 16 magnificat, le 
              Lamentationes e altre composizioni sacre che, inserendosi nella 
              tradizione fiamminga dell'età di J. Desprès 
              e accogliendo anche elementi della scuola romana e della 
              tradizione spagnola, ne fanno uno dei musicisti più insigni del 
              suo tempo e il primo dei grandi polifonisti spagnoli. 
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            | 
              
              Morley Thomas (1557-1602)
 
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                compositore e organista inglese 
                (Norwich 1557 - Londra 1602). Compiuti gli studi con W. Byrd, fu 
                organista a St. Giles e poi a St. Paul a Londra; nel 1592 entrò 
                nella cappella reale e dal 1598 svolse anche attività di editore 
                di musiche proprie e altrui. Le sue raccolte di madrigali e 
                canzonette rivelano chiaramente l'influsso della matura 
                polifonia profana italiana, reinterpretata però con 
                un'originalità che consente di collocare M. tra gli iniziatori 
                della scuola madrigalistica inglese. Della sua produzione si 
                ricordano in particolare le composizioni per complesso 
                strumentale, il libro di Ayres per canto solistico e liuto, la 
                musica sacra e un trattato di composizione (A Plaine and Easy 
                Introduction to Practicall Musicke, 1597).  
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            | 
              
              Mozart, A. Wolfgang(Salisburgo 1756-Vienna 1791)
 
               | 
              Compositore austriaco nasce a 
              Salisburgo e muore a Vienna a soli 35 anni. Viene educato 
              musicalmente dal padre Leopold che lo mette a contatto con lied 
              protestante tedesco, con la severa polifonia barocca di Eberlin, 
              con lo stile galante di Bach e con l’ opera italiana. A soli 5 
              anni fece la sua prima composizione e apparizione in pubblico come 
              corista ed iniziò la sua tournée europea come bimbo prodigio. A 
              soli 15 anni ha già ricevuto tutti gli insegnamenti dai più grandi 
              musicisti dell’ epoca che vedono in lui un genio. Vive una vita 
              travagliata ed articolata. Lavora alla corte di Salisburgo, ma 
              questo impegno, oltre ad un misero compenso economico, è fonte di 
              contrasti con l’ arcivescovo che lo portano fino alla rottura con 
              lo stesso ed alla sua partenza per Vienna. Scrive tantissima 
              musica toccando tutti gli stili: da quello polifonico a quello 
              operistico; da quello pianistico a quello polifonico; dalle sonate 
              per violino e altri strumenti ai concerti per pianoforte ed 
              orchestra alle magistrali messe con una genialità che riusciva a 
              leggere la musica dal passato dando contenuti nuovi di rara 
              perfezione formale operando una grande svolta al romanticismo. 
              Realizza così uno dei più grandi momenti della storia, regalandoci 
              una completa e articolata visione della società del suo tempo fra 
              Illuminismo e Romanticismo, che segnerà una svolta profonda nella 
              cultura e nella società europea. 
 |  
            | 
              
              Nanino Giovanni Maria 
              (Tivoli, Roma, 1544 – Roma 1607)
 
               | Allievo 
              a Roma di Palestrina, gli succedette nel 1571 come maestro di 
              cappella in S. Maria Maggiore; nel 1575 passò a S. Luigi de’ 
              Francesi e nel 1694 assunse la direzione della Sistina. Sempre a 
              Roma aperse una scuola pubblica di musica. Ottimo contrappuntista, 
              va considerato come uno dei più rilevanti e-sponenti della scuola 
              palestriniana. Pubblicò madrigali, mottetti, canzonette; scrisse 
              inoltre una raccolta di contrappunti e canoni e un trattato di 
              contrappunto (in collaborazione col fratello Giovanni Bernardino). |  
            | 
              Palestrina,
              Giovanni Pierluigi da (ca. 1525-1594)
 
 
  | Palestrina
              Giovanni Pierlulgi da, grande musicista, fra i maggiori di ogni
              tempo, riformatore della musica sacra (Palestrina ca. 1525-Roma
              1594).  
               Il nome 
              con cui questo esimio musicista è conosciuto, Palestrina, ci 
              rimanda alla sua città natale, appunto Palestrina, una delle città 
              che vanta una origine più remota di Roma. In tenera età entrò a 
              far parte della scuola corale Pueri Moriales della Basilica Santa 
              Maria Maggiore a Roma. Li fu istruito da insigni maestri di 
              cappella d’oltralpe provenienti dalla regione storica dei 
              franco-fiamminghi, ultimi rappresentanti della legione di cantori 
              e compositori del nord che invasero l’ Italia. All’ età di 19 anni 
              viene nominato organista e maestro di canto nella Cattedrale della 
              sua città: Sant’Agostino. Si sposa con Lucrezia, una benestante. 
              In quel periodo viene eletto Papa il Cardinale Giovanni Maria 
              Ciocchi del Monte con il nome di Giulio III il quale volle 
              Palestrina con lui a Roma. Questo fu un periodo politico-religioso 
              molto importante. La controriforma che avrà la sua influenza anche 
              sul piano musicale: da un lato c’è il canto gregoriano, mirabile 
              edificio di spiritualità, e dall’ altro la grande polifonia, nata 
              quasi come intenzionale abbellimento alla melodia gregoriana. Fra 
              i due mondi musicali non c’è solo un enorme divario di struttura e 
              proporzioni ma anche di significato. Il canto gregoriano 
              rappresenta una preghiera che si manifesta musicalmente mentre la 
              polifonia, soprattutto quella raffinata dei franco-fiamminghi, è 
              un’ arte che può essere usata a fini sia sacri che profani. 
              Palestrina riassume in se il pensiero austero e più semplice del 
              Concilio di Trento che vuole una Chiesa più vicina ai fedeli con 
              la novità della grande polifonia. Viene nominato nel 1551 maestro 
              di Cappella Giulia (quella annessa a S. Pietro), e nel 1555 viene 
              incaricato di dirigere la più importante delle cappelle romane, la 
              Sistina. Morto papa Giulio III e dopo un brevissimo pontificato di 
              Marcello II fu eletto Papa Paolo IV che in nome di una disciplina 
              più severa licenzio Palestrina e tutti i musicisti sposati. 
              Comincia il periodo più fiorente per la sua composizione ed entra 
              ad insegnare al seminario romano. Nel 1581, dopo la morte della 
              prima moglie, si risposa e si dedica esclusivamente alla 
              composizione. La sua produzione comprende: 100 Messe polifoniche, 
              300 motteti da 4 a 12 voci, 200 composizioni sacre, 30 madrigali 
              spirituali, quasi 100 madrigali profani. In questa imponente 
              produzione appare definitivo il superamento del formalismo 
              franco-fiammingo in favore di una discorsività contrappuntistica 
              che ha il suo punto di forza in una prorompente ricchezza 
              melodica. Infatti per il Palestrina è stato proposto il termine di 
              "policanto" invece di polifonia. Il massimo rappresentante della 
              polifonia sacra, Palestrina, segna il vertice e la sintes delle 
              esperienze precedenti arrivando all’ approfondimento espressivo 
              della parola. Egli è il compositore che più di ogni altro ha 
              saputo porsi come anello di congiunzione fra l’ elaborata musica 
              franco-fiamminga e la tecnica compositiva che privilegia l’ 
              espressività della parola cantata in modo che le idee non siano 
              racchiuse in se stesse. Il Paccagnella scrive così: "... la musica 
              del Palestrina sorge dalla parola, la penetra in profondità, la 
              innalza e la esalta fino a rilevare tutto ciò che in essa era 
              ancora di non compiutamente espresso..". Nei madrigali si puo 
              ammirare l’ armoniosa composizione di tutti i conflitti d ell’ 
              esistenza nella costruzione del suo edificio polifonico. La sua 
              arte sarà un punto di riferimento non solo per la scuola romana ma 
              per tutta la civiltà occidentale. I due mottetti Super Flumina e 
              Sicut Cervus, sicuramente tra le più famose composizioni 
              palestriniane, fanno parte del II LIBRO DEI MOTTETTI a 4 VOCI 
              pubblicato dal Cargano a Venezia nel 1581. Periodo, questo, molto 
              difficile per Palestrina in quanto ha appena perso l’ intera 
              famiglia ( nel 1572 il figlio Rodolfo; nel 1573 il fratello; nel 
              1575 il secondogenito Angelo e nel 1580 la moglie). In effetti 
              questa opera e quasi interamente costruita su testi penitenziali 
              tali da essere riflessivi e coinvolgenti. 
             |  
            | 
              
              Passereau Pierre (c.1509-1547)
 | Della 
              sua vita non si sa quasi nulla. Celebre nella prima metà del XVI 
              secolo, fu curato a Saint-Jacques-de-la-Boucherie a Parigi.
 Le sue 'chansons' furono pubblicate da Pierre Attaingnant tra il 
              1529 ed il 1555. La più famosa, "Il est bel et bon", fu pubblicata 
              nel 1534, poi nel 1555 ed ancora nel 1571. A partire da quest'opera, 
              videro la luce in Italia numerose trascrizioni e adattamenti per 
              liuto e clavicembalo.
 
 Scritta nello stile di Clément Jannequin, questa 'chanson 
              parisienne' rese celebre il suo autore nel suo tempo a Venezia, ma 
              anche attraverso i secoli, tanto che essa figura ancora sovente 
              nel repertorio di formazioni corali professionali e amatoriali.
 |  
            | 
              Pergolesi,
              Giovan Battista (1710 - 1736)
 
               | Musicista
              italiano (Iesi 1710-Pozzuoli, Napoli 1736). Appena ventunenne
              scrisse gli oratori "La morte di San Giuseppe" e
              "La conversione di San
              Guglielmo d'Aquitania", che gli valsero la protezione del
              duca di Maddaloni e del principe di Stigliano, due nobili
              napoletani grazie ai quali potè fare rappresentare "La
              Salustia" (1731). Grande successo ottenne l'opera buffa in
              dialetto napoletano "Lo frate 'nnamorato" di qualche
              anno dopo. Nel 1733 venne rappresentata l'opera seria "Il
              prigionier superbo" e quella comica "La serva
              padrona". Come maestro e organista della cappella reale di
              Napoli (1732), compose i salmi "Confitebor tibi Domine",
              "Dixit Dominus Domino meo", "Laudate Pueri Dominum".
              Malato di tisi, si ritirò a Pozzuoli nel convento dei Francescani
              dove morì. P. ebbe il merito di rinnovare l'arte musicale
              staccandola da rigidi schemi e formalismi razionalistici e
              fornendole la vitalità di una nuova forza sentimentale. Coltivò
              l'opera comica e influì decisamente sullo sviluppo di questo
              genere; "La serva padrona" (1733) è infatti ancor oggi
              considerata un capolavoro dell'arte comica musicale. Vasta la sua
              produzione di musica sacra, della quale è massima espressione il
              celebre "Stabat Mater" di rara potenza espressiva.
             |  
            | 
              Perosi,
              Lorenzo (1872 - 1956)
 
  | Compositore
              e organista (Tortona 1872 - Roma 1956). Figlio di Giuseppe
              (1842-1908), maestro di cappella del duomo di Tortona, collaborò
              precocemente col padre. Nel 1985 fu ordinato sacerdote. Dal 1894
              diresse la cappella S. Marco a Venezia e dal 1898 la Cappella
              Sistina a Roma. Gli procurò quest’ultimo incarico il rapido
              successo dei suoi primi oratori, tra cui la triologia La passione
              di N. S. Gesù Cristo secondo S. Marco (1897), ai quali seguirono,
              tra gli altri, La risurrezione di Cristo (1898), Il Natale del
              Redentore (1899), La strage degli innocenti (1900), Il giudizio
              universale (1901), Transitus animae (1907). Oltre agli oratori
              scrisse altre pagine per soli cori e orchestra, numerosi mottetti,
              molte messe, pagine strumentali, soprattutto nel periodo anteriore
              alle gravi crisi psichiche che lo afflissero dal 1915 in poi. La
              sua produzione è frutto di una fede candida e priva di problemi e
              di una vena facile e immediata, incline all’espansione melodica
              secondo modi accostabili al contemporaneo melodramma verista, ma
              allo stesso tempo sensibile a influenze wagneriane e al recupero
              di atteggiamenti della polifonia classica palestriniana e del
              canto gregoriano.
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            | 
              
              Pérotinus ( ~1200 - ?)
   | 
              Perotinus (o Perotin), compositore 
              francese, fu il più celebrato maestro della corrente che venne poi 
              definita Scuola di Notre-Dame; egli fu attivo tra la fine del 1100 
              e il 1230 circa, e il suo nome è legato alla produzione di organa 
              liturgici.  
              Proseguendo il lavoro di Leoninus, 
              egli ampliò il numero delle voci polifoniche – all’interno degli 
              organa – da 2 a 4, ampliando la costruzione vocale basata sulla 
              vox principalis, che praticamente era un cantus firmus. In sostanza si può dire che gli organa di Perotinus rappresentano 
              il primo grande monumento della polifonia europea.
 I brani di sicura attribuzione del compositore francese sono nove 
              organa, da 2 a 4 voci: i due più noti sono “Viderunt omnes” e 
              “Sederunt principes”.
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            | 
              
              Perti Giacomo 
              Antonio(Crevalcore, 
              Bologna, 1661 – Bologna 1756)
 | 
              Maestro di cappella a Bologna dal 
              1696 alla morte, presiedette l’Accademia filarmonica ed ebbe 
              allievi G. M. Jacchini, D. Gabrielli, G. Torelli, G. B. Martini. 
              Nell’ambito della scuola bolognese, di cui è con-siderato uno dei 
              più significativi esponenti, fu tra gli iniziatori (con G. P. 
              Colonna, G. B. Vitali ed altri) dell’oratorio (il primo fu I due 
              gigli porporati, 1679). Compose inoltre 20 opere, soprattutto per 
              i teatri di Bologna e Venezia, e numerose cantate. Il suo stile 
              vocale mostra influssi di Carissimi e di Cesti, ed è 
              caratterizzato da inventiva melodica, chiarezza e concisione; ma 
              notevole e vario è anche l’uso delle par-ti strumentali, sia in 
              dialogo con le voci, sia alternate a queste in concertati per 
              strumenti soli. Compose altresì messe, mottetti, salmi e altra 
              musica sacra per S. Petronio, in cui tipico è l’impiego di 
              sinfonie d’apertura (nelle messe) e di archi, trombe e altri 
              strumenti obbligati in aggiunta ai soli e al coro.
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            | 
              
              Pitoni, 
              Giuseppe Ottavio (1657-1743)
 
               | Compositore. Maestro 
              di cappella in varie chiese si affermò soprattutto in lavori di 
              gran mole a più cori reali, da 12 fino a 30 voci con senza 
              strumenti (celebre un Dixit a 17 voci e quattro cori. La 
              sua ingente produzione sacra, che rivela una profonda conoscenza 
              del contrappunto, ne fa uno dei più significativi rappresentanti 
              della scuola polifonica barocca romana.
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            | 
              Praetorius,
              Michael (1571 - 1621)
 
               | Compositore
              e teorico musicale tedesco (Creuzburg, Turingia 1571 -
              Wolfenbüttel 1621). Dopo aver completato gli studi in varie
              città tedesche, fu organista a Francoforte sull’Order e a
              Halberstadt. Nel 1602 si recò a Ratisbona e a Praga; dal 1604 al
              1613 fu organista a Wolfenbüttel, quindi fu a Dresda (1613-16),
              Naumburg, Sonderhausen (1617), Lipsia, Norimberga e ancora
              Wolfenbüttel (1620), ovunque stimatissimo come esperto di arte
              organaria, organizzatore di complessi musicali, esecutore e
              compositore. Pubblicò un gran numero di lavori vocali (la sola
              raccolta Musae Sioniae in 9 parti e 15 voll., 1605-10, contiene
              1244 composizioni sacre, richiamantisi alle più diverse
              tradizioni del canto luternao, specchio fedele della musica nella
              Germania del suo tempo) ma oggi è ricordato soprattutto per la
              sua attività di teorico. In particolare il suo Syntagma Musicum,
              poderosa opera in 3 voll. (dei 4 previsti, 1616-20), è fonte
              utilissima di informazioni sulla musica del ‘600 in quanto
              contiene dettagliate descrizioni di strumenti, notazioni, tecniche
              esecutive e convenzioni musicali.
             |  
            | 
              
              Puccini, 
              Giacomo (1858-1924)
 
               | Ampliò gli schemi 
              del melodramma italiano dell’800 mediante l’intensificazione 
              dell’elemento lirico-espressivo e l’immissione di elemeti in cui 
              si distinguono influssi del linguaggio timbrico-armonico 
              dell’impressionismo francese, di Wagner, R. Strauss, Musorgskij. 
              Il mondo sentimentale broghese alimenta il clima dei suoi drammi, 
              in cui grande parte hanno la pittura d’ambiente e tenere figure 
              femminili votate al sacrificio. Le Villi (1884), Edgar 
              (1889), Manon Lescaut (1893), La Boheme (1896), 
              Tosca (1900, ispirata ai moduli veristi), Madama Butterfly 
              (1904, tributo alla voga orientaleggiante d’inizio secolo), 
              Fanciulla del West (1910), La rodine (1917), il 
              Trittico (1918, composto dagli atti unici Il tabarro,
              Suor Angelica e Gianni Schicchi), Turandot 
              (incompiuta alla morte e terminata da F. Alfano).
 |  
            | 
              Rossini, Gioacchino(1792-1868)
 
               | Operista 
              italiano. Figlio di un 
              musicista e di una cantante, Gioacchino Rossini nacque a Pesaro 
              nel 1792. Esordì a Venezia con La cambiale di matrimonio 
              (1810), e sino al 1823, anno in cui si trasferì a Parigi, fu il 
              dominatore dei teatri italiani. Rossini rivitalizzò la tradizione 
              dell’opera italiana settecentesca, ampliandone strutture e 
              intrecci, potenziandone il linguaggio musicale e intensificando la 
              caratterizzazione dei personaggi. Più incisivo il rinnovamento nel 
              genere buffo, che conta capolavori come La scala di seta 
              (1812), Il signor Bruschino e L’italiana in Algeri 
              (1813), Il turco in Italia (1814), Il barbiere di 
              Siviglia (1816), Cenerentola (1817), Le conte Ory 
              (1828) e, sul versante semiserio, La gazza ladra (1817). La 
              produzione seria comprende esempi di perfezione drammatica, quali
              Tancredi (1813), Mose’ in Egitto (1818), 
              Semiramide (1823) e soprattutto Guillaume Tell (1829), 
              nello stile di grand-opéra ed estremo limite dell’adeguamento di 
              R. al romanticismo. Dopo il ’29 compose a tempo perso pagine per 
              pianoforte e pezzi vocali (raccolti sotto il titolo Peccati di 
              vecchiaia), uno Stabat Mater (1834-41) e una 
              straordinaria Petite messe solennelle (1863).
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            | 
              
              Scarlatti Alessandro(1660-1725)
 | Contribuì in modo 
              determinante a stabilire lo stile e le forme della scuola 
              operistica napoletana che avrebbe dominato la musica del 
              Settecento. Nato a Palermo nel 
              1660, studiò a Roma probabilmente sotto la guida del compositore 
              Giacomo Carissimi. Una delle sue prime opere, "L'errore 
              innocente", fu prodotta a Roma nel 1679. Nel 1684 un lavoro ancora 
              più importante, "Pompeo", fu presentato a Napoli ed in seguito a 
              ciò Scarlatti fu nominato direttore musicale della corte di 
              Napoli, città dove nacque, tra i suoi numerosi figli, Domenico, 
              destinato anch’egli a diventare un insigne compositore. Nel 1702-3 
              visse a Firenze protetto da Ferdinando de’ Medici. Tra il 1703 ed 
              il 1713 Scarlatti fu nominato assistente maestro di cappella 
              presso la chiesa di Santa Maria Maggiore di Roma. Si ha anche 
              traccia di un suo periodo veneziano. Tornò a Napoli nel 1713 con 
              la carica di direttore musicale del Vicerè d’Austria e come 
              direttore del conservatorio di Sant’Onofrio. Dal 1719 al 1723 
              lavorò nuovamente a Roma tornando definitivamente a Napoli dove 
              visse fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1725. Scarlatti, come 
              leader della scuola napoletana, aiutò lo stabilizzarsi delle 
              strutture dell’opera seria perfezionando l’aria da capo e fu uno 
              dei primi compositori operistici a differenziare fortemente lo 
              stile vocale ed interpretativo dell’aria da quello del recitativo. 
              Le sue overtures operistiche stabilizzarono e divennero il modello 
              dell’overture d’opera di stile napoletano in tre movimenti: 
              veloce, lento, veloce. Egli ha composto più di cento opere tra le 
              quali il "Mitridate Eupatore" (1707) ed "Il Tigrane" (1715) 
              vengono considerate tra le più rappresentative. Le sue cantate, più 
              di seicento, introdussero molte procedure armoniche avanzate al 
              vocabolario musicale del suo tempo. La sua produzione 
              ecclesiastica include messe e mottetti ma egli scrisse anche 
              musica profana sotto forma di serenate, canzoni e madrigali.Scarlatti è da ritenersi uno dei massimi compositori della scuola 
              napoletana: la traccia profondissima che egli lasciò, condizionò 
              la storia del melodramma dalla sua nascita, dal tempo di 
              Monteverdi sino alle ultime opere di Rossini.
 La sua personalità condizionò non solo i compositori di opere, ma 
              anche tutta la vasta schiera di compositori italiani che seguirono 
              nel tempo, con particolare riferimento alla musica vocale e a 
              quella sacra.
 
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              Schubert Franz (1797-1828)
 
               | Franz Peter Schubert 
              nasce il 31 gennaio 1797 a Lichtental un sobborgo di Vienna, nella 
              casa di Nussdorfer Strasse all’insegna del Gambero rosso (Zum 
              roten Krebsen) oggi adibita a museo, quarto di cinque figli 
              (rimasti in vita). Il padre, maestro di scuola e violoncellista 
              dilettante fu il primo insegnante del giovane Franz; acquisì, poi, 
              nozioni di canto, organo, pianoforte e armonia da Michael Holzer, 
              organista e maestro del coro parrocchiale di Lichtental. Nel 1808 
              divenne cantore nella cappella di corte e, dopo aver vinto una 
              borsa di studio, riesce ad entrare nell’imperialregio Stadtkonvikt 
              di Vienna compiendo studi regolari e perfezionando la propria 
              preparazione musicale sotto la guida dell’organista di corte 
              Wenzel Ruczicka e del compositore di corte Antonio Salieri. Le 
              prime composizioni (quartetti), risalgono agli anni 1811-12 
              vengono scritte per essere eseguite nell'ambito familiare. Nel 
              1813 abbandona gli studi per diventare l'assistente del padre 
              nella sua scuola. Nel 1814 Schubert incontra la poesia di Goethe 
              che sarà la fonte di massima ispirazione per suoi Lied fino alla 
              morte. Nel 1815 scrive il Erlkönig, e per la fine del 1816 si 
              contano già oltre 500 Lieder per voce e pianoforte. Con il 
              sostegno di Franz von Schober e di alcuni amici, che lo 
              finanzieranno per tutta la vita, nel 1816 lascia la famiglia ed il 
              lavoro presso la scuola del padre. Del gruppo degli amici e 
              sostenitori fanno parte, fra gli altri, l’avvocato ed 
              ex-violinista Joseph von Spaun, il poeta Johann Mayrhofer, i 
              pittori Leopold Kupelwieser e Moritz von Schwind, il pianista 
              Anselm Hüttenbrenner, Anna Frölich e Michael Vogl, il cantante 
              dell’opera di corte che farà conoscere i Lieder composti da 
              Schubert.  Morirà, a causa di 
              una malattia venerea contratta durante il soggiorno presso la 
              residenza estiva del conte Esterházy in Cecoslovacchia, il 19 
              settembre 1828 a soli 31 anni.    |  
            | Somma 
              Bonaventura (Chianciano, 
              Siena, 1893 – Roma 1960) 
 | Il Somma, nato a 
              Chianciano nel 1893, iniziò come "Putto cantore" nella Scuola di 
              San Salvatore in Lauro. Studiò privatamente con Perosi, Capocci e 
              Bocccherini; poi nel Liceo di S. Cecilia con Falchi, Respighi, 
              Bustini, Dobbici e Renzi, conseguendo i diplomi di Alta 
              Composizione, Pianoforte, Organo, Canto Corale e Canto Gregoriano. 
              Fu direttore del coro dell'Accademia di SANTA CECILIA in Roma dal 
              1926. Morì nel 1960. Famosa è una sua ninna nanna e l’Ave Maria 
              che presentiamo questa sera, brano impegnativo, nel quale 
              l'armonia della melodia ben rappresenta l'intensità e la 
              profondità della preghiera più bella rivolta alla madonna. 
 |  
            | Strawinsky 
              Igor (1882-1971)
 
 | Compositore russo, 
              incominciò a studiare musica relativamente tardi, quando, già 
              avviato agli studi universitari di legge, incontrò il compositore 
              Rimskij Korsakov, che lo prese tra i suoi allievi. Un approfondito 
              studio della composizione gli permise di elaborare i suoi primi 
              lavori importanti.
 Nel 1908 ebbe occasione di conoscere Sergej Diaghilev, direttore 
              della compagnia dei balletti russi operanti a Parigi. Diaghilev 
              intuì subito il talento di Stravinsky e decise di commissionargli 
              alcuni brani, fra i quali i tre balletti che fecero la fortuna del 
              musicista: L'uccello di fuoco, Petruska e La sagra della 
              primavera. In questi lavori Stravinskij mostra già di possedere 
              una forte personalità e uno stile molto originale legati entrambi 
              alla capacità di reinterpretare e rielaborare elementi folklorici 
              tradizionali della musica popolare russa. La sua musica venne 
              considerata da molti eccessivamente innovativa: forse non si erano 
              accorti di trovarsi di fronte a uno degli uomini che avrebbero 
              cambiato il cammino della storia della musica del ‘900.
 
 Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Stravinsky lasciò 
              definitivamente la Russia per stabilirsi a Ginevra, in Svizzera, 
              dove compose musiche in cui introdusse elementi tratti da vari 
              generi musicali tra i quali anche il jazz. Nascono così la Storia 
              del soldato (un insieme di parti recitate, parti suonate e parti 
              ballate), il famoso Ragtime composto per un gruppo di undici 
              strumenti, e Piano rag Music, tutti con chiari riferimenti 
              stilistici alla musica jazzistica americana, o afro-americana, e 
              sempre caratterizzata da uno sfondo di lucida, intellettualistica 
              ironia.
 
 L'evoluzione stilistica di Stravinsky però non si ferma qui: nel 
              1919 egli accettò infatti di musicare un balletto su musiche di 
              Pergolesi (la paternità del tema è però dubbia): nasce così 
              Pulcinella, piccolo capolavoro in stile detto "neoclassico", che 
              si fonda sulla ripresa e sulla rielaborazione di musiche del 
              Settecento.
 
 Negli ultimi anni di vita Stravinsky si avvicinò anche alla musica 
              dodecafonica (una fase transitoria che conobbe anche Bartok), ma 
              le ultime opere del compositore russo hanno più il sapore della 
              reazione che non dell’ulteriore apertura. E’ così possibile 
              tracciare un collegamento immaginario fra la produzione del russo 
              e certe ambientazioni sonore tipiche della Seconda Scuola di 
              Vienna (Berg, Schoenberg e Webern), così come in certe pennellate 
              di incredibile colore, è possibile accomunare certe forme di 
              linguaggio strawinskiano al linguaggio 
              impressionistico-descrittivo di un Debussy.
 
 Morì quasi novantenne, ormai conosciuto e apprezzato in tutto il 
              mondo.
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              Susato Tielman(c. 1515-c. 1566)
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              (Soest, Vestfalia, ca. 1515- ca. 
              1566). Nel 1529 era ad Anversa in qualità di calligrafo; dal 1531 
              al '49 fu attivo nel corpo dei musicisti della città (Stadsspellieden), 
              e inoltre suonatore di trompet durante le funzioni liturgiche 
              nella chiesa di Notre-Dame. Come editore pubblicò oltre 50 volumi 
              di musica in cui sono contenute anche composizioni sue. Collaborò 
              con Clemens non Papa e ne stampò musiche.Pubblicò anche antologie contenenti madrigali chansons francesi 
              nonchè musica sacra e mottetti su testi latini e fiamminghi di 
              autori come Josquin, Janequin, C. de Rore, Lasso, Goudimel, 
              Willaert, Crecquillon e altri. Dal 1543 al '50 fu attivo come 
              stampatore di musica e dal 1551 al '61 aggiunse a questa 
              l'attività di negoziante. Conobbe Orlando di Lasso, di cui fu il 
              primo stampatore. Il figlio Jacob (?- forse Anversa, 1564) 
              continuò l'attività paterna, ma poté solo pubblicare il Premier 
              livre de Chansons di Lasso, poiché morì in quello stesso anno.
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              Vecchi,
              Orazio (1550 - 1605)
 
               | Compositore
              modenese (1550-1605). Sacerdote, fu maestro di cappella del duomo
              di Salò, di quello di Modena (1583-1604, con varie interruzioni)
              e della casa d’Este (1598-1600). Autore di una imponente
              produzione vocale - spaziante dal genere profano delle canzonette
              (6 libri), dei balli vocali e dei madrigali (2 libri) a quello
              sacro della messa e del mottetto - è ricordato soprattutto come
              autore di madrigali dialogici, genere del quale è considerato
              iniziatore e maestro insigne. Nel Convito musicale (1597) e nelle
              Veglie di Siena (1604), catene di brani vocali legate a un
              pretesto drammatico, seppe genialmente piegare lo stile
              contrappuntistico a una straordinaria flessibilità espressiva,
              realizzando un sintesi dei più vari modi stilistici della
              vocalità cinquecentesca. Fra le sue opere più significative
              figura la Selva di varia ricreazione (1590), miscellanea di opere
              di diverso carattere profano a 3-10 voci. Notevole
              è l'Amfiparnaso comedia harmonica (1957), in stile madrigalesco
              con personaggi e con una trama tipica della commedia dell'arte.
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            | 
              Verdelot,
              Philippe
             | Pseudonimo
              forse di P. Deslouges, compositore francese (?Carpentras,
              Vauchuse ? - Firenze ca 1552). Visse prevalentemente in Italia,
              dove fu maestro di cappella nel battistero di S. Giovanni a
              Firenze (1523-25), prima di essere attivo a Roma (1529/30-1535),
              probabilmente a Venezia e infine nuovamente a Firenze. Con C.
              Festa (che conobbe a Roma) è indicato fra i primi compositori
              importanti di madrigali cinquecenteschi, che scrisse in gran
              numero, contribuendo notevolmente a crearne lo stile, benché
              chiaro sia l’influsso italiano. Compose anche messe e mottetti
              improntati allo stile franco-fiammingo; di Verdelot si conoscono 
              due
              messe, 54 mottetti, 135 madrigali e poche altre pagine.
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              Viadana Lodovico  
              (Grossi) (1560 - 1627)
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              Lodovico (Grossi non è un cognome sicuro) da Viadana fu frate 
              nell’ordine dei minori osservanti a Mantova, e fu sino al 1600 
              maestro di cappella nel duomo della sua città. Fu poi a Cremona e Reggio Emilia, poi maestro di cappella a 
              Concordia (Portogruaro) sino al 1609, e quindi a Fano e a 
              Gualtieri; compì qualche viaggio a Roma.
 
 Lodovico Viadana compose quasi esclusivamente musica sacra: il suo 
              nome è legato ai “Concerti ecclesiastici”, composizioni a una, 
              due, tre e quattro voci, tutte con l’accompagnamento all’organo.
 Fu uno dei compositori che fissò stabilmente l’uso del basso 
              continuo nell’accompagnamento all’organo del canto vocale.
 La sua musica è scritta in stile polifonico a cappella, ovvero in 
              uno stile vocale semplificato, seguendo rigorosamente le direttive 
              tipiche della controriforma (come fece tra l’altro Victoria), che 
              esigeva la massima semplificazione del canto sacro per una maggior 
              intellegibilità, eliminando quindi ogni virtuosismo polifonico.
 
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              Verdi, Giuseppe(1813-1901)
 
               | Nato da modestissima 
              famiglia, privo di regolari studi musicali, esordì alla Scala di 
              Milano nel 1839 con Oberto, conte di San Bonifacio, cui 
              seguí Un giorno di regno (1840); ottenne i primi successi 
              col Nabucco (1842) e I Lombardi alla prima crociata 
              (1843), brani dei quali saranno adottati, nel clima patriottico di 
              quegli anni, come inni risorgimentali. Nel periodo successivo (che 
              V. avrebbe chiamato “gli anni di galera”) si impegnò in un’attività 
              frenetica per farsi largo sul mercato operistico: tra 1844 e 1850 
              ben 11 opere (Ernani, I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, 
              Attila, Machbet, I masnadieri, Il corsaro, La battaglia di 
              Legnano, Luisa Miller, Stiffelio), nelle quali, avvalendosi di 
              librettisti come Solera, Cammarano e spec. Piave, V. assunse in 
              toto il vecchio meccanismo melodrammatico, con le sue 
              semplificazioni e le sue iperboli, sfruttandolo al meglio con 
              sicuro piglio teatrale e precisa sensibilità per il gusto del 
              pubblico. Dominatore incontrastato dell’opera italiana dopo la 
              morte di Donizetti, Verdi coronò questa prima fase con tre capolavori 
              di essenzialità e concentrazione drammatica: Rigoletto 
              (1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853). Il 
              rallentamento della produzione negli anni seguenti si accompagnò 
              a un cauto aggiornamento, una scelta più critica dei mezzi, 
              maggiore cura delle funzioni orchestrali (I vespri siciliani, 
              1855), più articolata caratterizzazione dei personaggi (Simon 
              Boccanegra, 1857; Don Carlos, 1867), ampliamento delle 
              strutture drammatiche e assunzione di moduli del grand-opéra (Un 
              ballo in maschera, 1859; Aida, 1871). Nei due ultimi 
              capolavori (Otello, 1887, e Falstaff, 1893, su 
              libretti di A. Boito) basati su un libero declamato drammatico e 
              sul potenziamento della parte orchestrale, Verdi elaborò un moderno 
              linguaggio teatrale in grado di far fronte ai nuovi orizzonti 
              aperti da Wagner. Tra i lavori non teatrali: il Quartetto 
              per archi e-minore e la Messa di requiem per la morte di 
              Manzoni (1874).
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            | 
              Victoria,
              Tomás Luis de (1548 - 1611)
 
 | Compositore
              spagnolo (Ávila ca 1550 - Madrid 1611). Trasferitosi a Roma nel
              1565 e allievo del Collegio Germanico, studiò forse anche con G.
              P. da Palestrina; nel 1569 fu nominato maestro di cappella di S.
              maria di Monserrato, dal 1573 al 1578 presso il seminario romano e
              la chiesa di S. Apollinare. Sacerdote dal 1575, nel 1579 entrò al
              servizio dell’imperatrice Maria. Dal 1596 al 1607 fu cappellano
              nel monastero madrileno delle Descalzas Reales. Autore di una
              produzione interamente dedicata al repertorio sacro (20 messe, 50
              mottetti, 34 inni), diede il meglio di sé nell’Officium
              Hebdomandae Sanctae, per 4-8 voci (1585) e nell’Officium
              Defunctorum per 6 voci (1065). A un grande rigore formale unisce
              una fortissima tensione espressiva che ne fanno il più grande
              polifonista spagnolo del ‘500.
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            | 
              
              Vivaldi, 
              Antonio(1678-1741)
 
               | Compositore e 
              violinista veneziano. Suo padre, Giovanni Battista, era violinista 
              della cappella di San Marco; Antonio studiò con lui e forse, per 
              breve tempo, con Legrenzi. Sacerdote, fu per oltre 35 anni 
              insegnante e maestro di cappella del conservatorio della Pietà di 
              Venezia. Compì viaggi in Italia e all'estero. Morì a Venezia 
              povero e in circostanze oscure. Il suo nome e' legato spec. alla 
              forma del concerto, che egli trasformò in un organismo tra i più 
              splendidi della musica barocca grazie all'inesauribile varietà 
              degli organici strumentali, delle soluzioni timbriche e dell'estro 
              inventivo. Il catalogo di V. conta sinora 478 concerti, di cui 329 
              per strumento solista e orchestra, 45 per due strumenti solisti e 
              altri per diverse formazioni. Tra le raccolte a stampa di 
              concerti, celebri sono l'op.3 (L'estro armonico, 1712), 
              l'op. 4 (La stravaganza, 1713 ca), l'op.8 (Il cimento 
              dell'armonia e dell'invenzione, 1725 ca, contenente i 4 
              Concerti delle stagioni, e l'op. 9 (La cetra). Meno 
              significative sono le circa 90 sonate da camera o da chiesa. Molto 
              ampia la produzione vocale (scoperta di recente): oltre 40 opere 
              teatrali (tra cui Orlando furioso, 1727, Il 
              Giustino, 1724, L'Olimpiade, 1734), 3 oratori (fra cui
              Juditha triumphans, 1710), 45 cantate da camera. Di alto 
              livello e' la produzione sacra, comprendente ca 60 di 
              composizioni, fra cui spiccano una Messa completa, 
              recentemente ritrovata, alcune sezioni di messa (2 Glorie, 
              Credo, Kyrie) vari salmi Beatus vir, Dixit Dominus, Nisi 
              Dominus, Laudate pueri, Magnificat, Stabat Mater e i 
              mottetti concertati. Ispirazione corale e solistica.
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            | 
              Willaert,
              Adrian (c.1490 - 1562)
 
               | Compositore
              fiammingo (? Bruges o Roeselare ca 1490 - Venezia 1562). Poco si
              sa sui primi trent’anni della sua vita: forse fu a Roma presso
              la cappella pontificia certamente dal 1522 fu alla corte del duca
              Alfonso I d’Este a Ferrara. Dal 1525 al 1527 fu cantore presso l’arcivescovo
              Ippolito II d’Este a Milano, poi ebbe l’incarico di maestro di
              cappella in S. Marco a Venezia (1527) che tenne fino alla morte.
              Fu uno dei più importanti compositori del XVI sec. e fra i suoi
              allievi ebbe A. Gabrieli, G. Parabosco, G. Zarlino, C. de Rore
              (che gli succedette in S. Marco), G. Guami, C. Porta, N.
              Vicentino, F. Della Viola. Il catalogo delle sue opere annovera
              una gran numero di composizioni sacre fra le quali 9 messe, 169
              mottetti (genere nel quale eccelse), 2 raccolte di inni (1542,
              1550), una raccolta di salmi (1555) e composizioni liturgiche
              varie. Nell’ambito della musica profana scrisse 63 chanson, 80
              madrigali (notevoli quelli della raccolta Musica Nova a 4-7 voci,
              1559) e canzoni villanesche.
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